Pedinati e spiati. Spiati e pedinati. Si potrà dire pedinati quando si segue, miglio dopo miglio, la scia che lasciano gli yacht italiani, si entra in acque non proprio italiane, si guarda, si fotografa e si prende buona nota di tutto? Comunque lo si dica, è un fatto un po' antipatico. Anzi è un fatto accaduto ad Antipaxos, perlina fra le isole greche, circondata da acque cristalline, a un miglio di navigazione dalla più nota Paxos. Ma, soprattutto, frequentata da italiani, e da imbarcazioni italiane. Quindi? Quindi, devono essersi detti gli uomini della Guardia di finanza (italiana), perché non andare a farsi un giro da quelle parti e segnarci sul taccuino dei «buoni e dei cattivi» chi c'è e chi non c'è? In ogni caso c'è sempre una prima volta e così, levata l'ancora e tirati su i parabordi, ecco che ieri cinque militari cinque delle Fiamme gialle, sono partiti con una motovedetta, per l'insolita gita, ben poco turistica, e sono arrivati, poco prima di mezzogiorno, nelle acque antistanti la bellissima spiaggia di Vutumi. Per la verità, un po' troppo vicini alla spiaggia, tanto che un gruppo di turisti italiani, quattro donne e il loro accompagnatore, su un'imbarcazione di circa otto metri, si sono talmente allarmati che hanno chiamato la Capitaneria di Corfù per segnalare il fatto e capire che cosa stesse succedendo. Nulla. Nel senso che alla Capitaneria di Corfù, competente su tutto il piccolo arcipelago, nulla sapevano dell'incursione dei nostri militari.
Che, per la verità, con molta discrezione, ma anche con molta precisione, si sono avvicinati a tutti gli yacht italiani ormeggiati, oltre una trentina, e si sono segnati nomi, targhe, caratteristiche e dimensioni. E, non contenti, stando ai testimoni che ci hanno inviato anche le foto che vedete qui riportate, avrebbero effettuato riprese con una piccola telecamera. Insomma una piccola impresa di voyeurismo vacanziero, fuori dalle acque territoriali, che non manca di suscitare più di una perplessità, visto che, a memoria d'uomo, e sono almeno un centinaio gli italiani che, nella vicina e più attrezzata Paxos, hanno una casa di vacanza, nessuno ricorda che sia mai successo.
Antipaxos, cinque chilometri quadrati in tutto, a sud della più grande e importante Paxos, a sua volta a sud della più nota Corfù, è una perlina d'isola dicevamo. Dove d'inverno nessuno risiede, anche se all'anagrafe sono iscritti ufficialmente ben 24 abitanti. Ad Antipaxos esiste una sola taverna che pare non faccia grandi affari e, probabilmente, d'ora in poi ne farà ancora meno se gli italiani decideranno di disertare in massa, a scanso di equivoci, anche questi lidi per sfuggire a una caccia che ormai parte da lontano e che nessuno si immaginava arrivasse fin qui per colpire ricchi, ricconi o presunti evasori che, magari, invece evasori non sono ma soltanto ricchi o discretamente ricchi, che vorrebbero solo godersi le vacanze in pace. In pace perché sono già stati messi in fuga dall'Italia, due anni fa, dalla famigerata e sbandierata tassa sul lusso di montiana memoria, e per la quale un imprenditore «navigato» come Paolo Vitelli storico presidente dell'Ucina, la confindustria della nautica, patron di Azimut Benetti la più bella firma delle più belle barche italiane vendute nel mondo preconizzava: «Gli effetti della tassa sul lusso e sugli yacht? Devastanti. Semplicemente devastanti. Gli italiani porteranno le loro barche nei porti maltesi, croati, greci e gli stranieri se ne guarderanno bene anche dallo sfiorare le nostre acque territoriali. Sarà una catastrofe per il nostro turismo, per l'indotto che ruota attorno alla nautica e molti nostri cantieri rischieranno il tracollo». Mancava solo un tassello alla profezia azzeccata. Che le Fiamme gialle non avrebbero perso le tracce anche delle barche in fuga. Antipaxos, no?
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di Gabriele Villa
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