Fine vita, il voto in Regione Lombardia: "Non è un nostro tema"

Il centrodestra in Lombardia fa passare la pregiudiziale di costituzionalità, con voto segreto (43 sì e 34 no) per la non trattazione del Pdl dell’associazione Luca Coscioni

Fine vita, il voto in Regione Lombardia: "Non è un nostro tema"
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+++ Articolo in aggiornamento +++

«Le Regioni non possono legiferare sul fine vita». Il centrodestra in Lombardia fa passare la pregiudiziale di costituzionalità, con voto segreto (43 sì e 34 no) per la non trattazione del Pdl dell’associazione Luca Coscioni in quanto «sussistono possibili questioni di legittimità costituzionale». Rimandato al mittente il provvedimento di iniziativa popolare “Liberi subito” che chiedeva al Pirellone di discutere di suicidio assistito. Fino all’ultimo la sinistra e il Pd chiedevano di entrare nel merito della misura, evocando presunte divisioni interne al centrodestra che la bocciatura pregiudiziale del testo avrebbe evitato.

«Altro che nascondere la testa sotto la sabbia, la posizione di Fdi è molto chiara - dice al Giornale il capogruppo dei meloniani Christian Garavaglia - ci siamo assunti una precisa responsabilità politica, restituendo allo Stato come vuole l’articolo 117 della Costituzione la competenza su questa materia». Nel merito il voto sarebbe stato comunque contrario «perché la vita va difesa», sottolinea ancora Garavaglia, che ricorda come la Lombardia abbia un «sistema efficace» di cure paliative e terapie del dolore per accompagnare i pazienti al fine vita. «Se la sinistra vuole potenziarlo ulteriormente noi ci siamo», dice il capogruppo Fdi.

Esulta l’associazione Provita&Famiglia con Toni Brandi («è una vittoria della ragione e del buonsenso dopo decine e decine di anni di propaganda radicale») che ricorda al Giornale come solo 12 Stati nel mondo su 194 Paesi Onu abbiano legalizzato l’eutanasia o il suicidio assistito: «Ad oggi sono Belgio, Lussemburgo, Olanda, Canada, Nuova Zelanda, Austria, Finlandia, Norvegia, Spagna, Svizzera, Colombia ed Ecuador, più solo 9 stati americani su 50 - dice Brandi - i Radicali ci raccontano che l’Italia è il fanalino di coda del mondo sul fine vita che semplicemente non è vero».
Per la sinistra «autorizzare la morte medicalmente assistita e riconosce a una persona malata il diritto al suicidio assistito è sacrosanto. L’assenza di una legge pone a rischio di abusi i pazienti e non tutela il lavoro degli operatori sanitari», dicono i rappresentanti dem al Pirellone.

La sentenza della Consulta sul caso Cappato/Dj Fabo, secondo i proponenti, avrebbe introdotto «una libertà soggettiva all’autodeterminazione su come concludere la propria vita in presenza di condizioni chiare e definite», ovvero patologia irreversibile, sofferenze incompatibili con una dignitosa qualità della vita, sostegno vitale e piena capacità di decidere. Il Parlamento, nonostante le ripetute sollecitazioni, non è ancora riuscito a mettere ordine nel delicato tema che ha implicazioni etiche che dividono entrambi gli schieramenti.

«In ogni ordinamento in cui si sia perduta la sacralità della vita umana e si sia aperto al suicidio assistito si è poi arrivati all’eutanasia anche attiva e alla fine si è giunti – ricorda ancora Brandi di Provita&Famiglia - a togliere di mezzo anziani, disabili, dementi, depressi... è qualcosa che non è possibile fermare se viene meno il principio dell’intangibile dignità della vita umana. E questo sarebbe progresso? Meno male che in Lombardia ha vinto il buon senso».

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