"Fondamenta salde e la guida di Antonio. Così Forza Italia è pronta a ripartire"

Il ministro azzurro: "I temi identitari sono la nostra forza, dalla giustizia al fisco". E sul Pnrr: "Indispensabile rimodularlo"

"Fondamenta salde e la guida di Antonio. Così Forza Italia è pronta a ripartire"
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Ministro Anna Maria Bernini, che momento sta vivendo Forza Italia? Dopo il grande lutto per la scomparsa di Silvio Berlusconi state acquisendo l'equilibrio emotivo e la consapevolezza di dover ricostruire un partito su nuove basi?

«Non abbiamo bisogno di nuove basi. Le nostre fondamenta sono solide, molto solide, perché abbiamo avuto un grande ed insostituibile leader che ha fatto la storia del partito e dell'Italia. È stato lui a insegnarci a trasformare i momenti di crisi in nuove opportunità. Il dolore per la sua scomparsa si è trasfuso in energia di comunità. Siamo più uniti che mai e abbiamo in Antonio Tajani il successore naturale alla guida del partito. Europeista da sempre, ministro degli Esteri per vocazione, una guida solida ed esperta con cui siamo pronti ad affrontare un periodo molto sfidante».

Quali sono i punti di forza identitari su cui puntare per una proposta politica riconoscibile? Fisco più leggero, pensioni, approccio liberale e garantismo possono essere il segno attraverso cui differenziarsi dagli alleati? E come comunicarli senza il vitalismo e il carisma del fondatore?

«I temi identitari sono la nostra dote e il nostro futuro. Continueremo a batterci per affermare un principio costituzionale: a decidere l'innocenza o la colpevolezza deve essere un giudice terzo e imparziale. Sul fisco andremo avanti per tagliare ancora le tasse sul lavoro e sostenere le partite Iva. Per i giovani, stiamo lavorando per garantire che lo studio sia un diritto veramente di tutti. Berlusconi ha con generosità tracciato la via dell'innovazione. Noi abbiamo la forza delle sue idee e la tenacia per trasformarle in azioni positive».

Due giorni fa il ministro Fitto ha riferito alle Camere sullo stato di attuazione del Pnrr. Cosa fare affinché il Pnrr rappresenti una opportunità e non un'occasione perduta?

«Il Pnrr è un grande acceleratore di particelle di crescita, ma in alcuni obiettivi è in conflitto con il principio di realtà. La riorganizzazione e la rimodulazione del Piano è indispensabile, perché alcuni target non sono stati davvero calati nel concreto. Vogliamo spendere tutto il possibile, ma farlo bene».

Cosa significa il Pnrr per l'ecosistema ricerca?

«Abbiamo dato a università ed enti di ricerca risorse straordinarie per oltre 11 miliardi di euro. I ricercatori vanno dove ci sono i fondi, dove è alta la qualità della ricerca e dei docenti. Oggi possiamo dire di avere strutture e risorse per essere attrattivi. La grande sfida è dare continuità a tutto questo dopo il 2026».

Lei ha in mente un piano per incentivare gli spostamenti degli studenti universitari italiani tra gli atenei del nostro Paese. Quali vantaggi individua?

«Il meccanismo è molto semplice e gli effetti vogliono essere dirompenti. Gli studenti di un ateneo potranno decidere di frequentare corsi presso un ateneo partner, ottenendone il riconoscimento all'interno del proprio percorso universitario. Ciò renderà l'offerta formativa più flessibile, valorizzerà l'autonomia di atenei e studenti e favorirà a una mobilità virtuosa, anche da Nord a Sud».

Lei ha fortemente voluto un fondo da 80 milioni per il supporto psicologico agli studenti universitari. Come nasce questa idea?

«Quando si parla di giovani e della loro condizione psicologica non possiamo permetterci di evocare l'emergenza. Episodi di disagio antico e nuovo si moltiplicano, in tanti scontano gli effetti cumulativi di un'ansia crescente da prestazione e della pandemia che ha rubato tempo e spazi alla socialità e al confronto.

Ottanta milioni di euro sono un primo importante passo, a cui vogliamo dare continuità, ma indispensabile affinché università, accademie e conservatori possano tendere una mano a chi ha fragilità e bisogni che spesso nega anche a sé stesso».

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