Il Pd senza bussola si aggrappa allo sciopero: in piazza con Landini

Il Partito democratico prova a restare a galla appoggiando la mobilitazione della Cgil. E Schlein tuona contro il governo: "Vuole i lavoratori zitti e buoni, è inaccettabile"

Il Pd senza bussola si aggrappa allo sciopero: in piazza con Landini
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Privo di un'identità precisa e senza la forza di invertire la rotta di un declino che sembra inesorabile, il Partito democratico si aggrappa allo sciopero della Cgil e della Uil per provare a restare a galla. Il Pd ormai da tempo è privo di una bussola, del tutto disorientato in uno scenario politico in cui non riesce a incidere. Impatto nullo, profilo non definito: così i dem si affidano all'usato sicuro, sostenendo la mobilitazione dei due sindacati e scendono in piazza al fianco di Maurizio Landini nella speranza di ottenere un minimo di visibilità per non restare dietro un vetro appannato.

Il supporto del Nazareno alla causa della Cgil e della Uil è stato ufficializzato da Elly Schlein che, intervistata a Piazza Pulita su La7, ha fatto sapere che una delegazione del Partito democratico sarà presente in piazza in occasione della manifestazione di venerdì 17 novembre. "Noi sosteniamo fortemente le ragioni per cui è stato convocato lo sciopero e il diritto sacrosanto allo sciopero", ha affermato il segretario dem. Che ha invitato Matteo Salvini, vicepresidente del Consiglio, a occuparsi "di dare risposte ai cittadini".

Il leader del Pd ha accusato il ministro delle Infrastrutture di aver ingaggiato uno scontro con i sindacati, mettendo nel mirino e condannando le parole che ha definito "vergognose". In realtà Salvini ha dato una risposta ben chiara: con la precettazione ha ridotto lo sciopero a quattro ore, scongiurando il blocco del Paese ed evitando un'enorme mole di disagi e disservizi a discapito dei cittadini. Con buona pace di chi avrebbe auspicato uno stop generale per tutta la giornata.

Schlein ha aggiunto che la valutazione relativa allo sciopero è in capo ai rappresentanti dei lavoratori e non ai leader dell'opposizione. Una mobilitazione che comunque il Pd condivide perché, ha spiegato, "le mosse del governo portano alla frustrazione dei lavoratori". Di alcuni lavoratori, sarebbe meglio specificare. Al segretario del Partito democratico sfugge una questione: alla luce del fatto che il centrodestra ha trionfato alle elezioni del 25 settembre 2022 e il fronte rosso è stato bocciato alle urne, non sarebbe il caso di interrogarsi sulle fallimentari ricette messe in campo dalla sinistra? Evidentemente una larga parte di lavoratori le ha ritenute inopportune e ha premiato la coalizione formata da Fratelli d'Italia, Lega e Forza Italia.

Tra le altre cose Schlein ha imputato al governo guidato da Giorgia Meloni la colpa di volere che i lavoratori "stiano zitti e buoni" e ha denunciato un atteggiamento reputato "inaccettabile". Ha poi voluto porre l'attenzione sul fatto che "molti cittadini sono scontenti del governo".

Indubbiamente l'esecutivo non gode di un consenso unanime in Italia, ma il leader del Pd non può ignorare che - come ancora oggi fotografano i sondaggi - il centrodestra continua a crescere ai danni di una sinistra nella palude. È assolutamente doveroso che il dissenso possa scendere in piazza a manifestare, senza però stravolgere la realtà dei fatti e spacciarsi come interprete di chissà quale maggioranza dominante.

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