Dal Gay Pride diktat a Marino: "Subito registro delle unioni civili"

A Milano è già realtà. Adesso le associazioni gay premono sul neo sindaco di Roma affinché apra un registro simbolico

Dal Gay Pride diktat a Marino: "Subito registro delle unioni civili"

A Ignazio Marino è stata già perdonata l'assenza dal Gay Pride. Mentre la comunità omosessuale sfila per le vie della Capitale, l'associazionismo arcobaleno torna alla carica affinché il neo sindaco di Roma apra alle unioni civili. Come ha già ottenuto dal primo cittadino di Milano Giuliano Pisapia, adesso puntano ad avere un registroo anche in Campidoglio. Un registro prettamente simbolico dal momento che nonb ha alcun valore legale, ma unicamente ideologico.

"Con il mio cuore, con il mio pensiero sono lì con voi al Gay Pride della Capitale d’Italia". In un videomessaggio postato su Facebook, Marino si scusa con gli organizzatori del Gay Pride per non aver partecipato al corteo. "Dobbiamo tutti insieme sottolineare che i diritti delle persone sono qualcosa che non può essere negoziato. Non diritti speciali per qualcuno ma gli stessi diritti per tutti. Assolutamente per tutti. E su questo c’è il mio impegno da oggi come sindaco", ha concluso il neo sindaco che, nel video, indossa una camicia e giacca a vento e parla da una località di montagna. Marino aveva, infatti, annunciato di voler passare un weekend in famiglia, una promessa fatta alla moglie e alla figlia durante la campagna elettorale. Il sindaco ha, infatti, preferito una "gita fuori porta" al Gay Pride. Non importa. Tutto è già dimenticato, le associazioni gay hanno già dimenticato. Perché sul tavolo c'è un "bottino" più ghiotto. Dopo averlo ottenuto a Milano grazie a Pisapia, adesso puntano a far il bis in Campidoglio. È il portavoce del Gay Center Fabrizio Marrazzo a fare l'elenco dei desiderata: il registro delle unioni civili, come promesso da Marino in campagna elettorale, la lotta al bullismo nelle scuole e "una nuova cultura cittadina inclusiva delle differenze". "Con il sindaco non c’è mai stata una guerra e la polemica si chiude qui - ha subito spiegato il portavoce del Roma Pride 2013, Andrea Maccarrone - c'è stata solo delusione perché ci aspettavamo che ci fosse, sarebbe stata una festa anche per lui". , Insomma, già a partire da lunedì, sono tutti pronti a lavorare insieme per ottenere quei punti sottoscritti il 23 maggio dallo stesso esponente piddì.

Alla testa del corteo partito da piazza della Repubblica era presente lo striscione "Roma Città Aperta". A reggerlo, tra gli altri, il vicepresidente della Regione Lazio, Massimiliano Smeriglio, il consigliere capitolino Luigi Nieri in rappresentanza di Roma Capitale e Maccarrone. Dietro di loro i tradizionali carri colorati che diffondono musica ad alto volume. "Marino come Pisapia, Roma come Milano, si alle unioni civili" è stato lo slogan lanciato da Imma Battaglia. I registri, però, sono solo fumo negli occhi. L'obiettivo è più ampio.

"È arrivato il tempo che il parlamento dia una risposta definitiva alle richieste di parità e uguaglianza che arrivano da tante italiane e tanti italiani", ha commentato il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti passando la palla alle Camere che proprio in questi giorni stanno discutendo su una legge che garantisca diritti anche alle coppie di fatto. Fra le tante facce in corteo anche quella di una donna in carrozzina e quella di due gemellini di sei mesi in una maxicarrozzina con su scritto "Famiglie arcobaleno. Associazioni genitori omosessuali".

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