Milano - Troppo facile, sostengono gli investigatori davanti ai cronisti, pensare a banditi con imminenti scopi eversivi, spinti a compiere rapine molto redditizie per autofinanziarsi, come succedeva coi terroristi negli anni di piombo. Anche l'ipotesi dei malviventi-militari, magari provenienti da paesi dell'area balcanica, armati e addestrati come commando, ufficialmente sembra non essere presa in grande considerazione. «I banditi non avevano accenti stranieri. Inflessioni napoletane? E chi l'ha detto mai?» fa notare con sufficienza la polizia di Como. Tuttavia è davvero troppo presto per tirare delle conclusioni sull'assalto messo a segno lunedì mattina sull'Autolaghi, tra gli svincoli di Saronno e Turate, a due blindati della ditta «Battistolli» che trasportavano circa 10 milioni di euro tra lingotti d'oro, contanti e valori vari di cui i banditi, senza versare una goccia di sangue, sono riusciti a impossessarsi seguendo una perfetta sincronizzazione dei tempi d'azione. «Dimenticando» però, sembra, altri cinque milioni sul furgone non preso di mira e che, secondo le fonti ufficiali, doveva fare solo da scorta all'altro.
Secondo gli inquirenti, che ieri mattina hanno fatto un sopralluogo a Turate con il sostituto Antonio Nalesso della Procura di Como, qualche risposta potrebbe arrivare dal lavoro della Scientifica di Milano e Como che confronterà i bossoli trovati sul posto (una cinquantina i colpi sparati) con quelli di altri colpi messi a segno con le medesime modalità in altre zone del nord Italia.
Gli investigatori della Mobile di Como si sono soffermati sui segni di vernice gialla lasciati dai banditi per orientarsi sul guard rail dell'autostrada, parte del quale era stato in precedenza tagliato, probabilmente sempre per la medesima ragione. A sparare due sole persone, armate di un kalashnikov, ma anche di un fucile da caccia, ritrovato a bordo di una delle vetture (tra camion e macchine i banditi hanno usato nel colpo sull'Autolaghi in tutto ben nove mezzi, ndr) abbandonate in alcuni magazzini dismessi a fianco dell'autostrada. È lì che i malviventi, dopo aver cosparso vetture e camion utilizzati con schiuma da estintore per cancellare eventuali tracce, sono saliti e scappati a bordo di auto «pulite» dopo averci caricato il bottino.
«Gente esperta, che deve aver provato il colpo per mesi prima di agire, calcolando meticolosamente tempi e distanze, senza tralasciare la logistica del territorio - confermano a Como -. Un commando di 15-20 persone preparatissime. Che non hanno utilizzato telefonini ma radio per comunicare tra loro. In modo da ridurre all'estremo, se non addirittura annullare del tutto, le possibilità di farsi rintracciare attraverso indagini di tipo tecnico».
Ieri si è proceduto con la ricostruzione dell'accaduto con l'aiuto dei testimoni. Tra loro un automobilista milanese, trovatosi sotto la pioggia di colpi d'arma da fuoco durante l'assalto e accucciatosi terrorizzato nella sua macchina. A un certo punto sente bussare al vetro del finestrino ed è convinto che i banditi lo vogliano prendere in ostaggio o, peggio, che lo uccidano. Invece sono le guardie giurate della Battistolli che lo vogliono calmare: è tutto finito.
Nei prossimi giorni sono previsti controlli e perquisizioni a tappeto. Tuttavia c'è addirittura chi pensa, tra gli inquirenti, che i lingotti siano in viaggio verso l'ex Unione Sovietica, la piazza più redditizia per l'oro.
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