Giovanni Gentile, il padre della riforma della scuola

Il 29 maggio 1875 nacque l'autore di uno dei più importanti provvedimenti scolastici che si sia mai stato ideato nella storia d'Italia

Giovanni Gentile, il padre della riforma della scuola
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Giovanni Gentile è stato uno dei più importanti filosofi italiani nella storia. Nato il 29 maggio del 1875 a Castelvetrano, in provincia di Trapani, è passato alla storia per avere ideato una delle più importanti riforme della scuola che il nostro Paese abbia mai avuto. Venne strutturata nei venti mesi durante i quali aveva ricoperto la carica di ministro della Pubblica Istruzione nel primo governo Mussolini (ottobre 1922-luglio 1924) e si rivelò la base sulla quale poi entrarono in vigore successive riforme scolastiche. Proprio in quest'anno solare compie un secolo esatto.

La scuola per il consenso fascista

Del resto Benito Mussolini è perfettamente consapevole del fondamentale ruolo della scuola per ottenere e mantenere il consenso tra la popolazione e per questo decide di conferire grande importanza a questo provvedimento, che aveva caratterizzato la primissima fase del regime fascista. La riforma Gentile segue la legge Casati del 1859-60 che aveva delineato l'assetto scolastico del nuovo Regno d'Italia. Siamo in un periodo storico - quello dai primi anni del Novecento - in cui il tema pedagogico ha ormai assunto grande rilievo, sia a livello politico che istituzionale.

Ciononostante, il progetto di una riforma pienamente democratica della scuola, che potesse accogliere le istanze popolari, si è sempre arenato a fronte della mancanza di risorse economiche e a causa della conflittualità tra le diverse forze politiche. E così, quasi inevitabilmente, non sono tantissime le novità del nuovo ordinamento che non siano già state discusse e affrontate negli anni precedenti. Parlando al Senato, il 5 febbraio 1925, Gentile infatti sosterrà "di non aver nulla inventato" e di avere tratto ispirazione da quanto di positivo e migliore era già stato proposto al Paese fin dai tempi della Destra storica.

Le novità più importanti della riforma Gentile

L'intero assetto legislativo mira così a una profonda opera di alfabetizzazione popolare, con la realizzazione di un nuovo modello di scuola elementare, alla quale furono destinati nuovi finanziamenti che andarono tuttavia a privilegiare le scuole urbane a discapito di quelle rurali, dove il problema dell'analfabetismo era maggiormente sentito. Tra gli elementi fondamentali della normativa gentiliana c'è l'innalzamento dell'obbligo scolastico fino al quattordicesimo anno d'età. I bambini, tuttavia, frequenterebbero solo per cinque anni una scuola unitaria, ovvero la scuola elementare, mentre negli anni successivi avrebbero dovuto dovrebbero compiere una scelta tra quattro possibilità: il ginnasio quinquennale - che dava l'accesso al liceo classico o allo scientifico (per molti aspetti simile al liceo moderno) - l'istituto tecnico triennale, che è seguito da quattro anni di istituto tecnico superiore, l'istituto magistrale di sette anni, destinato alle future maestre, e la scuola complementare al termine della quale non era possibile iscriversi ad alcuna altra scuola.

Le fondamenta per le successive riforme

Alcuni aspetti della vecchia legge Casati vengono ripresi anche per quanto riguarda l'accesso all'università: soltanto i diplomati del liceo classico possono infatti frequentare tutte le facoltà universitarie, mentre ai diplomati del liceo scientifico è possibile accedere alle sole facoltà tecnico-scientifiche. Agli altri diplomati viene invece proprio impedita l'iscrizione all'università. Dal punto di vista delle materie, è introdotto lo studio della religione cattolica nella scuola primaria, esteso, dopo la firma dei Patti Lateranensi, anche ai licei dove viene istituito l'insegnamento della filosofia, per dotare la futura classe dirigente di un elevato bagaglio culturale e ideale.

Alla base della riforma gentiliana vi era l'assunto secondo cui gli studi, specie quelli secondari, dovevano essere, secondo le parole del filosofo: "Aristocratici, nell'ottimo senso della parola: studi di pochi, dei migliori […] cui l'ingegno destina di fatto, o il censo e l'affetto delle famiglie pretendono destinare al culto de' più alti ideali umani. La limitazione delle iscrizioni è propria delle scuole di cultura e risponde alla necessità di mantenere alto il livello di dette scuole chiudendole ai deboli e agli incapaci". Una scuola superiore riservata a pochi e vista come strumento di selezione della futura classe dirigente; sicuramente classista, borghese, basata sul censo.

Ben distante dalla futura Italia che evolse nel boom degli anni '50 e '60 dal punto di vista economico e culturale, sociale e demografico, religioso e intellettuale. Resta però il fatto che la riforma Gentile pose le basi per evidenziare la centralità dell'educazione: per il progresso democratico, economico e morale di un popolo.

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