La sanità pugliese è un casino, anzi un casinò. Il plurindagato governatore pugliese, intervistato per SkyTg24 da Maria Latella, è tornato sul tema della malasanità nella sua regione riproponendo un paragone che sembra essergli molto caro: quello tra il sistema sanitario e le case da gioco: «Girano troppi soldi – ha detto Nichi Vendola – gli ospedali sono come casinò». Una metafora che ripropone da un paio d’anni abbondanti, senza specificare quale sia il suo ruolo nel quadretto. Croupier, manager? Scaltro scommettitore? Difficile evitare il fronte delle inchieste sulla malasanità pugliese nell’intervista, visto che nella scorsa settimana Nichi si è ritrovato due volte indagato a Bari. Sott’inchiesta per abuso d’ufficio per aver fatto riaprire i termini di un concorso per primariato e permettere così a un chirurgo da lui sponsorizzato, Paolo Sardelli, di aggiudicarsi il posto. Sott’inchiesta anche per concorso in peculato per distrazione di fondi, falso in atto pubblico e abuso d’ufficio per una transazione da 45 milioni di euro tra la Regione e l’ospedale Miulli di Acquaviva. Una bella botta, per il politico «diverso», il «poeta» che nell’estate del 2009, mentre la Sanitopoli pugliese impazzava, si era premurato di dichiarare: «Io non sono e non sarò mai indagato». Detto, fatto. E allora Vendola, per replicare su Sky, riprende il mantra già propinato ai magistrati a luglio 2009 quando disse che la sanità era come un casinò, «dalle slot-machine all’ingresso, che possono essere la spesa corrente per le infermerie, per l’acquisto dei cerotti, per l’acquisto di non so che cosa, fino alla roulette o al black jack, che sono gli appalti per i grandi macchinari, per cose di questo genere». Con la Latella la linea difensiva è commovente. Dice di essere «interessante mediaticamente e politicamente», ma anche che «dalle accuse so difendermi benissimo nel merito». Lo dice ma non lo fa, perché «nel merito» delle accuse non entra. Accenna appena al caso del primario promosso ad personam, solo per definire «stravagante» che lui sia finito indagato «perché vince il più bravo». Delle ipotesi di reato sul Miulli non parla sostenendo di aver risposto «politicamente alla questione morale». Rivendica l’azzeramento della giunta dopo la (fuga di) notizia delle indagini su Tedesco e Frisullo, anche se lui è rimasto al suo posto.
La sanità pugliese per Nichi è Las Vegas, con la differenza che nelle casse della sua casa da gioco i conti sono in rosso. Definisce il modello di governo nel settore «demenziale», un «ibrido mostruoso», «per metà manageriale e per metà politico», e il bello è che lo dice lui, come se fosse una vittima impotente della situazione, e non il vertice di un sistema di cui Asl e ospedali fanno parte. E di cui i due assessori alla Sanità da lui voluti, Tedesco e Fiore, sono indagati insieme a Lady Asl, la vecchia amica che il Poeta oggi rinnega ma che avrebbe voluto assessore. Della sanità Nichi ha fatto il cavallo di battaglia nella prima campagna elettorale concedendo il bis nella rielezione, impegnandosi sulle internalizzazioni di massa dei precari delle coop sanitarie convenzionate. Quanto alla critica alle intromissioni politiche nel sistema sanità, quanto all’«ibrido mostruoso», val la pena ricordare due cosette: quanto ha detto il pm Digeronimo alla commissione Sanità del Senato («con Vendola al potere non c’è più spazio per la legalità») e quanto ha scritto il gip nell’ordinanza dove chiedeva l’arresto di Tedesco.
«La prassi politica dello spoil system era, di fatto, talmente imperante nella sanità regionale da indurre Vendola, pur di sostenere la nomina a direttore generale di un suo protetto, addirittura a pretendere il cambiamento della legge per superare, con una nuova legge “ad usum delphini”, gli ostacoli che la norma frapponeva alla nomina della persona da lui fortemente voluta». Allora i sospetti su Vendola finirono in archivio. Lo spoil system non è reato. Fa parte del gioco. Politico o d’azzardo che sia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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