C'è una madre disperata, nel suo lettino d'ospedale, al «Giuseppe Moscati» di Avellino, che da 3 giorni, da quando si è risvegliata dal coma, chiede disperatamente delle sue figlie, Silvana e Simona. «Come stano le mie bambine? E come sta Antonio, mio marito?». Clorinda Iaccarino è grave, si trova ricoverata nel Reparto di Rianimazione dell'Ospedale avellinese, per alcune fratture, tra cui quella al bacino. E' stata operata, le sue condizioni sono migliorate ma ancora gravi. Vorrebbe essere dimessa per andare dalle sue figliolette e dal marito. La notte del 28 luglio scorso, Clorinda scampò alla morte, si trovava nel bus maledetto, precipitato dal cavalcavia di Baiano (Avellino), sull'autostrada A 16, Bari Napoli. 38 morti. Ieri, il conto delle vittime è stato mestamente aggiornato: sono diventate 39. Clorinda non sa. Chiede, invoca, con la flebile voce rimastale in gola, di lasciare l'ospedale Moscati. Qualcuno, un giorno, dovrà trovare il coraggio e dire a questa donna che nella tragedia di Baiano ha perso tutta la sua famiglia. Qualcuno, dovrà dirle che Silvana e Antonio e da ieri anche la «piccola», Simona, non ce l'hanno fatta. Simona 16 anni, due occhioni azzurri, si trovava ricoverata al Loreto mare di Napoli. La sua vita è finita ieri mattina. La ragazza era stata al centro di un assurdo disguido. Al momento di fare i riconoscimenti delle vittime, il nonno scambiò il suo viso dolce con quello della sorella Silvana, 22 anni. Agli inquirenti disse: «È mia nipote Simona». Ma si sbagliava. Il corpo martoriato dalle ferite, trovato tra i rottami del bus precipitato per oltre 30 metri era quello della sorella Silvana. Le operazioni di riconoscimento furono ripetute ma la parola decisiva fu detta dal fidanzato di Silvana: «La riconosco, è Silvana. Ha i capelli rossi, li aveva tinti da poco per accontentarmi». «Con l'aiuto di una psicologa e con tutte le dovute precauzioni diremo a Clorinda che nel disastro di Baiano ha perso la sua famiglia.
Le sue condizioni di salute sono in forte ripresa ma, le ferite del cuore non si rimargineranno mai più» spiega al Giornale, il direttore del reparto di rianimazione del Moscati, Giuseppe Galasso.carminespadafora@gmail.com
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