I 5 Stelle sprofondano, ma Conte nega la realtà dei numeri

L'ex presidente del Consiglio non riesce a invertire la tendenza che vede i pentastellati finire ancora ko nel voto amministrativo: in Lazio e Lombardia il MSs va molto peggio di cinque anni fa, ma anche delle Politiche 2022

I 5 Stelle sprofondano, ma Conte nega la realtà dei numeri

Passano gli anni, cambiano i leader, ma il Movimento 5 Stelle continua a non sfondare nelle elezioni locali. Dopo Beppe Grillo – che comunque tra il 2014 e il 2016 era riuscito a piazzare non pochi sindaci pentastellati – e Luigi Di Maio, anche Giuseppe Conte deve fare tristemente i conti con un partito che continua a fallire alla prova delle urne quando si tratta di scegliere amministratori sul territorio. Gli elettori, nel momento in cui devono scegliere il loro futuro sindaco o presidente di Regione, voltano costantemente le spalle alla lista del M5s.

L'ultimo test elettorale è stato molto esplicativo da questo punto di vista: in Lazio la candidatura fallimentare di Donatella Bianchi a presidente ha ostacolato (in parte) il percorso di Alessio D'Amato verso la successione di Nicola Zingaretti, mentre in Lombardia l'alleanza con il Partito Democratico non ha certamente contribuito a far sì che Pierfrancesco Majorino potesse minimamente competere con Attilio Fontana. Ma, nonostante l'evidenza dei numeri, Conte fa lo gnorri e - anzi - rivendica addirittura un Movimento in crescita: "C'è qualcuno che suona già le campane a morto per il M5S. Non esagererei, non faccio grande affidamento sui sondaggi ma ne è appena uscito uno che ci vede in continua a crescita".

Il futuro incerto di Conte

Contento lui, verrebbe da dire. Fatto sta che i freddi numeri testimoniano come il Movimento 5 Stelle sia crollato nelle due regioni che sono andate al voto. il 4 marzo 2018 la candidata a governare il Lazio, Roberta Lombardi, aveva ottenuto il 26,9%, con 834.995 di voti in termini assoluti; quest'anno la Bianchi non è riuscita ad andare oltre l'11,2% (153.673 voti)? La lista grillina è passata dal 22,1% delle penultime Regionali in Lazio al 15% delle Politiche 2022 al 8,9% odierno. In Lombardia è andata anche peggio: si va dal 17,8% del 2018, al 7,5% dello scorso settembre fino ad arrivare all'attuale 3,9%.

Eppure Giuseppe Conte – che deve affrontare la sua netta terza sconfitta amministrativa su tre partecipazioni da quando è leader dei 5 Stelle – prometteva nell'ottobre 2021 un rapido restyling in ambito locale del Movimento grazie alla "costituzione dei Comitati nazionali e tematici, dei coordinatori territoriali e dei Gruppi territoriali". I Gruppi, in particolare, sarebbero dovuti servire per "sviluppare iniziative e progetti da proporre al Comitato nazionale progetti, promuovere la diffusione dei programmi e delle attività del Movimento e organizzare eventi politici sia locali che nazionali". Se questi erano gli obiettivi del taumaturgo Giuseppi un anno e mezzo fa, i risultati non sono stati per niente soddisfacenti. I pentastellati restano privi di un solo loro presidente di regione da quando sono nati, continuano a rimanere al palo in un voto locale e di certo non possono rimanere ancorati all'illusione di avere quantomeno limitato i danni il 25 settembre 2022.

In quell'occasione fu la battaglia a favore del reddito di cittadinanza (specialmente al Sud) a evitare il paventato crollo verticale totale alle Politiche. Ora il rischio serio è Giuseppe Conte che, alla lunga, possa diventare un re Mida: ma al contrario.

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