I dolori della giovane Elly

Politica estera, temi etici, Regionali ed Europee. Ecco tutte le grane che impensieriscono Elly Schlein e rendono incerto il futuro del Pd

I dolori della giovane Elly
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Politica estera, temi etici, Regionali ed Europee. Tutti questi temi diventeranno presto delle vere e proprie mine vaganti per Elly Schlein. Il discorso di Gubbio durante il quale la segretaria del Pd ha detto che Giorgia Meloni è peggio di Silvio Berlusconi è stato caratterizzato soprattutto dalla svolta in politica estera e da quella richiesta di non inviare armi ad Israele per evitare “crimini di guerra”.

Una presa di posizione che ha lasciato senza parole l’ala più filo-atlantista del Pd, ancora scossa dall’astensione in occasione del voto sull’invio delle armi all’Ucraina. Ieri, i filo-palestinesi hanno avuto la meglio. Schlein ha scelto di seguire le sirene provenienti dall’ala pacifista della sinistra, imponendo una svolta che ha destato non poche perplessità. In Italia, infatti, è vietato armi a uno Stato che è in guerra e, dunque, l’uscita della segretaria del Pd risulta quantomeno fuori luogo così come il sostegno a risoluzioni europee che prevedano solo il cessate il fuoco come unica soluzione. Tutto questo avviene mentre in Europa, per volontà della sinistra italiana, si discute in un’Aula semivuota dei saluti fascisti di Acca Larentia. Saluti che, secondo la Corte costituzionale, non costituiscono reato. In pratica, anche l’arma dell’antifascismo è divenuta per il Pd come una pallottola spuntata. E, a proposito di pistola, il sondaggista Nando Pagnoncelli, sul Corriere della Sera ha certificato che il caso Pozzolo non ha inficiato minimamente sui consensi per Giorgia Meloni, che risale di tre punti, e per Fratelli d’Italia, che resta primo partito d’Italia.

Le Europee e i temi etici

I dolori per la giovane Elly Schlein, invece, non sono finiti. Dopo la presa di posizione del padre nobile del centrosinistra Romano Prodi, è arrivata anche la lettera di 35 femministe preoccupate di un’eventuale sua candidatura plurima alle Europee che toglierebbe voti alle donne democratiche che puntano a ottenere un seggio a Bruxelles. Ma non solo. Se per giorni si è parlato solo delle divisioni nel centrodestra e nella Lega per il voto sul fine vita in Veneto, da ieri è scoppiato il “caso Anna Maria Bigon”, la consigliera regionale del Pd che anziché uscire dall’Aula, come le era stato chiesto, ha deciso di astenersi. Una scelta che non è piaciuta alla segretaria Schlein, fortemente tentata dal sanzionare la consigliera veneta ribelle. "Se Bigon fosse sospesa, mi autosospenderei anch'io dal partito”, tuona il senatore cattolico Graziano Delrio dalle pagine di Avvenire. Lorenzo Guerini, leader della minoranza dem, è perentorio: "La disciplina di partito, sui temi eticamente sensibili, non può sovrastare la libertà di coscienza".

Il nodo delle alleanze per le Regionali

Infine, c’è il tema delle alleanze. Se il centrodestra ha faticato parecchio a trovare l’accordo sulla candidatura del sindaco di Cagliari Paolo Truzzu e alla fine si presenterà unito alle prossime Regionali in Sardegna, il centrosinistra sarà diviso. L’intesa raggiunta tra Pd e M5S sulla candidatura della grillina Alessandra Todde non ha trovato il gradimento dell’ex governatore e patron di Tiscali Renato Soru che ha deciso di correre da solo, appoggiato dall’ala più riformista del Pd, dai calendiani, dai renziani, da +Europa, da una parte degli indipendentisti sardi e persino da Rifondazione Comunista. Soru contesta il fatto che la candidatura della Todde sia arrivata “da Roma”. L’intesa iniziale, infatti, prevedeva che i dem sardi sostenessero la candidatura di un Cinquestelle a patto che i grillini ricambiassero la cortesia in Piemonte. A Torino, invece, dopo due giorni di accese discussioni, i piddini e i pentastellati continuano a non trovare la quadra. Ma non solo.

È guerra aperta anche tra l’ala riformista che vorrebbe candidare Daniele Valle, vicepresidente del Consiglio Regionale del Piemonte, e l’ala vicina alla Schlein che punterebbe sulla fedelissima, la deputata Chiara Gribuado. Insomma, in Piemonte la partita è ancora molto intricata così come sembra complicarsi in Basilicata dove i grillini non sembrano intenzionati a sostenere il civico cattolico Angelo Chiorazzo, proposto dal Pd.

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