Dentro i migranti, fuori gli ucraini: le "liste d'ingresso" del Pd per il 25 aprile

A Ravenna un'associazione di ucraini è stata diffidata dal partecipare alle celebrazioni del 25 aprile ma ci saranno le Ong dei migranti

Dentro i migranti, fuori gli ucraini: le "liste d'ingresso" del Pd per il 25 aprile

A sinistra hanno uno strano concetto di democrazia, ma guai a farlo notare. Con il 25 aprile che si avvicina, quelli che si battono sul petto ipotetiche medaglie di libertà si arrogano il diritto di fare le "liste di ingresso" alle loro manifestazioni. L'inclusività non è di casa nel Partito democratico, che a questo punto dovrebbe avere il coraggio di cambiare il suo nome per rendere ben più chiara l'idea degli ideali che lo muovono. L'arrivo di Elly Schlein ha estremizzato il posizionamento della compagine, facendo prendere coraggio alle frange più integraliste dando loro modo di uscire allo scoperto e mostrare il vero volto del nuovo Pd. E il 25 è un'occasione perfetta in tal senso.

A Ravenna, l'estrema sinistra e i partiti di maggioranza hanno deciso: fuori gli ucraini e dentro i migranti nelle manifestazioni della Liberazione italiana. Ebbene sì, a Ravenna si sarebbe deciso di diffidare un'associazione di ucraini del suo territorio dal partecipare alle manifestazioni del 25 aprile. L'associazione Malva, che ha il sostegno di +Europa, Italia viva e Psi è stata tenuta fuori perché Zelensky non assicurerebbe la democrazia in Ucraina. Giustificazioni che mettono le loro radici in quell'ambiguità così palese di Elly Schlein sulla guerra, che hanno fatto perdere al Pd il posizionamento in completo favore dell'Ucraina al fianco di Nato e Unione europea che il partito aveva assunto sotto la guida di Enrico Letta.

Definendo il 25 aprile come una "data sacra", la lista di estrema sinistra Ravenna in Comune giustifica così il "no" alla partecipazione degli ucraini: "Nella guerra attualmente in corso in Ucraina non vi è la lotta di chi non vuole cadere nelle mani di una dittatura ma vuole restare all’interno dell’Occidente. E questo perché non vi è democrazia oggi in Ucraina". Comprensibile la rabbia degli ucraini, arrivati al punto di dover insegnare a questi "nuovi partigiani" cosa sia stata davvero la Resistenza nel nostro Paese: "I partigiani non fecero 'tacere le armi' ma le usarono per scacciare i nazifascisti come stanno facendo ora i nostri difensori".

Ma dalle parti di Ravenna non sembrano esserci margini di discussione: Rifondazione Comunista, Partito Comunista italiano, Partito Comunista e Potere al Popolo si oppongono. Questi sono i partiti che amministrano oggi Ravenna insieme al Pd, che solo a leggere questi nomi qualche domanda occorrerebbe farsela. A loro dire, Zelensky ha raggiunto il potere tramite un golpe e a sostegno della tesi di "fascismo" contro gli ucraini è arrivata anche la Consulta provinciale Antifascista di Ravenna, che ha dato il suo verdetto: "Fra i combattenti ucraini contro l'invasore russo ci sono forze politiche e militari come il battaglione Azov ed altre che si richiamano al nazismo dalle quali nessuno s'è dissociato".

Ma dove non c'è spazio per gli ucraini, c'è spazio per i migranti. Sì, perché ad arrivare nella riviera romagnola saranno le Ong, che sfileranno per rivendicare il loro diritto di violare la legge in nome della propaganda immigrazionista nel nostro Paese. E ci sarà anche il sindaco di Cutro, sollevato a emblema della lotta contro il governo Meloni che cerca di ristabilire un minimo di legalità nell'ambito dell'immigrazione.

Tanto ormai è chiaro, la sinistra non ha alcuna intenzione di mantenere il 25 aprile come festa universale per il nostro Paese: è stata trasformata in una manifestazione tra compagni, se ne sono appropriati cantandosela e suonandosela da soli.

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