"Facinorosi". Con questo sprezzante aggettivo il procuratore capo di Trani, Carlo Maria Capristo, bolla le 25 persone arrestate questa mattina ad Andria e Barletta accusate di aver reso manifestato con violenza lo scorso dicembre. Sono tutti appartenenti al "Coordinamento nove dicembre", meglio noto come Movimento dei forconi. La magistratura decide di usare il pugno duro, come mai aveva fatto prima. Mentre centri sociali, no global e no Tav sono sempre liberi di distruggere e devastare senza mai essere puniti, i Forconi sembrano infatti pagare le loro simpatie per la destra.
Nel blitz ordinato dalla procura di Trani sono finite agli arresti domiciliari otto persone. Alle altre 17 è stata, invece, applicata la misura restrittiva dell'obbligo di dimora. I reati contestati ai Forconi sono "violenza privata, minacce gravi e oltraggio a pubblico ufficiale". Per il procuratore aggiunto Francesco Giannella, "violenza, intimidazione e minacce" sono stati i metodi utilizzati dai manifestanti arrestati per convincere direttori di banca, commercianti e semplici cittadini a partecipare ai cortei o, comunque, ad aderire alle ragioni sostenute dal Movimento. "Se non chiudete, spacchiamo tutto", "Chiudete o qua finisce male, spacchiamo tutto" e "Bastardi chiudete, uscite fuori" sono alcune delle frasi minacciose riportate nell'ordinanza firmata dal gip Francesco Messina. Minacce che sono state rivolte anche a poliziotti e carabinieri "scesi in strada per salvaguardare l'incolumità dei cittadini". "L'uso stesso della parola sciopero è stato un abuso da parte di queste persone che non hanno colto il senso costituzionale del diritto allo sciopero", ha aggiunto Giannella. "Alcuni tra gli arrestati appartengono agli ultras, ovvero a quel gruppo di soggetti che va allo stadio non per tifare ma per creare disagi - ha aggiunto Capristo - tra di loro c'è anche chi ha precedenti penali di rilievo".
A margine della conferenza stampa il procuratore Capristo che ha, poi, specificato che gli arrestati sono "soggetti che fanno della loro violenza il credo quotidiano e in questo senso sono pericolosissimi, spaventano le persone. Ricorderete come le mamme si davano alla fuga preoccupate per i loro bambini. Si trattava quindi di una situazione che meritava una riposta data in tempi celeri". "Le indagini sono state molto delicate perché si sono guardati i video registrati dalle telecamere - ha continuato ha continuato il procuratore capo - la collaborazione da parte della gente c'è stata ma fino a un certo punto perché avevano paura". Gli inquirenti hanno fatto sapere che l'inchiesta non è finita. Si tratterebbe di una prima tranche.
"L'avevamo promesso in sede di comitato per l'ordine pubblico - ha concluso il procuratore capo - la stiamo mantenendo e andremo avanti quindi, nei prossimi giorni, ci saranno anche altri provvedimenti perché non ci fermiamo qui".
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