I professionisti anti Cav che hanno fatto carriera con livore e invidie

I professionisti anti Cav che hanno fatto carriera con livore e invidie

Berlusconi è stato una manna dal cielo, una benedizione per magistrati, giornalisti, scrittori, attori, cantanti, guitti di ogni ordine e grado. C’è stato un periodo in cui fare professione di antiberlusconismo era il modo più sicuro per lanciare o rilanciare una carriera. Non era soltanto questione di volgare opportunismo. Berlusconi, per molti, era qualcosa di più di un nemico politico. Era un’ossessione, il termine di paragone per ogni cosa, il centro di ogni pensiero, preoccupazione, delirio, odio. Forniva, a una parte d’Italia, sappiamo quale, l’alibi per sentirsi migliore degli «altri», gli elettori rozzi e ignoranti del centrodestra. Da quelli bravi, come Umberto Eco, a quelli inutili, la maggior parte.

L’elettorato di centrodestra si divide in due categorie. C’è quello «Motivato» di cui fanno parte «il leghista delirante», «l’ex fascista», e i malviventi reali o aspiranti, cioè tutti coloro i quali «avendo avuto contenziosi con la magistratura, vedono nel Polo un’alleanza che porrà freno all’indipendenza dei pubblici ministeri». Poi c’è l’elettorato «Affascinato». Vi appartiene chi «non ha un’opinione politica definita, ma ha fondato il proprio sistema di valori sull’educazione strisciante impartita da decenni dalle televisioni, e non solo da quelle di Berlusconi. Per costoro valgono ideali di benessere materiale e una visione mitica della vita». Caratteristica comune ai due gruppi è l’ignoranza: tutti quanti leggono «pochi quotidiani e pochissimi libri». Massimo D’Alema esultò: «Raccogliamo voti tra i più acculturati!». Sì, ma avete perso le elezioni...

Capito Eco, si capisce tutto. La volgarità pura e semplice di Dario Fo, premio Nobel per la letteratura: «Io non capisco le persone che credono che con o senza Berlusconi sia la stessa cosa e non gli interessa. A loro dico co***ni». Capisci Sabina Guzzanti, che parlava di clima ormai «eversivo», di aria «da colpo di Stato», di media «sotto controllo» e di «Paese della censura». Il tutto mentre presentava al Festival di Cannes il film Draquila, critico col governo, e lanciato in prima serata su Raidue. Capisci Maurizio Crozza che si presenta mascherato da Silvio a Sanremo, e alla prima contestazione va in confusione. Capisci perché le battute dell’asilo di «Lucianina» Littizzetto abbiano avuto la ribalta della Rai per un tempo infinito. Capisci perché Michele Santoro abbia imperversato sulle reti Rai, fedele all’antiberlusconismo come il compagno (di prediche) Marco Travaglio. Quando Silvio accettò l’invito di Annozero si impadronì della trasmissione in qualche minuto, col famoso gesto di spazzolare la seggiola, ridicolizzando Santoro e Travaglio. Capisci i film assurdi come Il caimano, metafora del cavaliere, che finisce con il palazzo di giustizia in fiamme, come se Berlusconi stesse preparando la rivoluzione. Capisci Gustavo Zagrebelsky, che coglieva, nella società italiana, il segno di una «malattia degenerativa della vita pubblica». I mezzi di comunicazione (sempre berlusconiani, per definizione) avrebbero creato una «neolingua» in stile 1984. Dietro termini solo all’apparenza innocui si nasconderebbe una pericolosa «idea provvidenziale, di salvezza della società». A esempio, il contratto con gli italiani, firmato in tivù da Bruno Vespa, era «la sanzione dell’avvenuto riconoscimento del salvatore da parte dei salvati, da parte del suo popolo» e ha una funzione «mistica» in quanto «tavola fondativa di un patto indistruttibile e sacro» completamente «al di fuori della logica della democrazia rappresentativa». Firmato: Gustavo Zagrebelsky, autore Einaudi, casa editrice proprietà di Silvio Berlusconi.

Capisci che valore dare a tutte le voci critiche: Corrado Augias (Mondadori), Pietro Citati (Mondadori), Federico Rampini (Mondadori), Roberto Saviano (Mondadori), Michela Marzano (Mondadori), Concita De Gregorio (Mondadori) Eugenio Scalfari (Einaudi) e perfino l’avversario di sempre, il nemico giurato, Carlo De Benedetti (Mondadori). Capisci Alberto Asor Rosa che sosteneva: «Il governo Berlusconi rappresenta senza ombra di dubbio il punto più basso nella storia d’Italia dall’Unità in poi. Più del fascismo? Inclino a pensarlo». Dopo di che inclinò a chiedere l’intervento dei carabinieri, come un fascistello o un golpista nero qualunque.

Capisci il moralismo di Gad Lerner, la mancanza di equilibrio di Lilli Gruber, i comizi elettorali per interposto comico, tipo Roberto Benigni, il giustizialismo dei girotondi, i documentari a senso unico come Videocracy, le vignette ripetitive di Vauro, gli appelli ridicoli e le promesse mai mantenute di abbandonare l’Italia in caso di vittoria di Silvio, le trasmissioni Rai usate come pulpiti dai quali scomunicare gli abbonati di serie B, quelli che votavano Berlusconi. Visto il clima di odio, capisci infine perché un uomo qualsiasi si senta legittimato a prendere una statuetta per turisti e a spaccarla in faccia a Berlusconi.

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