"Non siamo guerrafondai". Nel Pd cresce l'ira contro Schlein

I riformisti dem in sofferenza. Bonaccini: "Serve un confronto". Annunziata avverte Elly: "Non può permettersi ambiguità". Fassino: "Astensione incomprensibile"

"Non siamo guerrafondai". Nel Pd cresce l'ira contro Schlein
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La spaccatura è stata profonda e le conseguenze ora sono imprevedibili. La linea dettata da Elly Schlein è stata sconfessata da 10 europarlamentari del Partito democratico che, a differenza degli altri 11 colleghi, hanno voltato le spalle alla strategia dell'astensione e si sono schierati a favore della risoluzione sulla Difesa e su ReArm Europe. La segretaria dem non vuole far finta di nulla: "Serve un chiarimento politico. Le forme e i modi li valuteremo". All'interno dei palazzi romani e di Bruxelles è palese la rabbia dell'ala riformista. Che, dopo mesi di mugugni dietro le quinte, ora iniziano ad alzare la voce. Con lo spettro del congresso che inquieta (e non poco) i piani alti del Nazareno.

Bonaccini: "Ora confronto nel Pd"

A ribadire la necessità di una riflessione interna è Stefano Bonaccini, l'ex presidente della Regione Emilia-Romagna che è stato sconfitto alle primarie dall'emergente Elly. Il presidente del Pd, intervistato dal Corriere della Sera, ha sottolineato l'urgenza di "un confronto intelligente e responsabile, né muscolare né tanto più di conta interna". Insomma, non una resa dei conti ma resta la necessità "di ascoltarsi e di costruire sintesi". Cosa che, fino a questo momento, è mancata all'interno del Partito democratico guidato da Schlein.

Picierno avverte Schlein: "Problema serio"

Invece Pina Picierno ha usato toni ancora più duri. Interpellata da ilGiornale, la vicepresidente del Parlamento europeo ha detto a chiare lettere che la decisione di non votare la risoluzione "ha creato un problema assai serio". Ha riconosciuto che c'è stata una "frattura interna profonda" e ha lanciato un appello alla segretaria: la spaccatura fotografa un'anima riformista ed europeista "forte, che non si può ignorare e annichilire, scambiando i propri desideri per la realtà". Specialmente perché sulla collocazione europea non sono ammessi sconti. "Ora bisogna rifletterci e cercare di raddrizzare la rotta", ha aggiunto Picierno.

Annunziata: "Ci sono state tensioni"

Dal suo canto Lucia Annunziata ha ammesso: "Non posso negare che tra noi ci siano state tensioni". E ha messo le mani avanti: a suo giudizio "non sarà semplice" nemmeno il passaggio parlamentare della prossima settimana, sempre sul tema della Difesa europea. Tradotto: bisogna prepararsi ad altre polemiche e divergenze. E ha lanciato un avvertimento a Schlein: "Credo che non possa permettersi nessuna ambiguità sulle scelte di politica estera. Una leader che ambisce ad andare a Palazzo Chigi deve essere chiara sulla collocazione del Paese a livello internazionale". La giornalista avrebbe voluto dare l'ok alla risoluzione, ma alla fine si è astenuta per una questione di lealtà politica. "Volevo votare sì e penso che additare chi lo ha fatto come un guerrafondaio sia inaccettabile", ha però rimarcato.

Fassino: "Scelta incomprensibile"

Altrettanto al veleno le considerazioni di Piero Fassino, secondo cui la scelta dell'astensione nel voto a Strasburgo "è incomprensibile". Il deputato del Pd ha sottolineato che il posizionamento internazionale di un partito ne definisce identità, profilo e credibilità, motivo per cui ha bocciato la linea di Schlein: "È stata sbagliata, l'astensione è una mezza strada, né carne né pesce". Anche perché i dem si sono isolati all'interno del gruppo S&D, che invece ha votato la risoluzione che sostiene il progetto proposto da Ursula von der Leyen.

Zanda: "Elly immatura"

Ad alzare la voce è anche Luigi Zanda, tra i fondatori del Partito democratico. L'ex senatore, intervistato da ilRiformista, ha chiesto un congresso straordinario per guardarsi negli occhi e promuovere un confronto che manca da troppo tempo.

E ha lasciato partire una stoccata nei confronti di Elly: "Mi sembra che debba ancora maturare per mostrarsi adeguata alla carica di presidente del Consiglio. E che debba maturare proprio sulla politica estera". Insomma, non arriverà mai a Palazzo Chigi se continuerà a percorrere questo sentiero ambiguo e fallimentare.

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