"Elly sul binario sbagliato se isola il Pd in Europa"

La dem vicepresidente dell'Europarlamento Pina Picierno dopo la spaccatura sul riarmo: "È come dire no all'euro"

"Elly sul binario sbagliato se isola il Pd in Europa"
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«Quello sulla difesa Ue è stato un voto cruciale, fondativo per l'Europa che verrà. È come se il Pd avesse deciso di astenersi su Schengen, o sull'introduzione dell'euro: impensabile». Per la dem Pina Picierno, vice-presidente del Parlamento di Strasburgo e combattiva avanguardia del riformismo europeista, il Pd è finito su un «binario sbagliato».

Presidente Picierno, Elly Schlein è contro il piano Ue per la difesa. E il gruppo Pd si è spaccato a metà.

«Noi dem europei abbiamo discusso e lavorato insieme, e con il Pse, per migliorare il testo, ottenendo risultati importanti. Poi da Roma è arrivata la doccia fredda, con la decisione di astenersi. È il dialogo con il Nazareno che è mancato, ed è singolare che si sia deciso lì come votare, scavalcando le posizioni nel gruppo. Così alla fine sono emerse due linee, di peso equivalente».

Insomma, la segretaria è stata bocciata.

«Il voto non mette in discussione Elly Schlein, che ha vinto il congresso. Faccia la segretaria, ma ricordi che il compito di un leader è fare sintesi: questa spaccatura segnala che nel Pd c'è un'anima riformista ed europeista forte, che non si può ignorare e annichilire, scambiando i propri desideri per la realtà».

Così il Pd si è messo in rotta anche con il gruppo socialista.

«La decisione di non votare la risoluzione ha creato un problema assai serio: per questo, con molti altri colleghi, abbiamo deciso di votare sì. Per evitare che il Pd si staccasse dal Pse e smentisse la sua vocazione europeista. Se la risoluzione non fosse passata, avremmo messo una pietra tombale sulla difesa comune europea. C'è stata una frattura interna profonda, su una scelta fondamentale per la nostra collocazione europea, e ora bisogna rifletterci e cercare di raddrizzare la rotta».

Schlein dice che il piano Ue punta solo al riarmo nazionale ed è contro la pace.

«Il dovere di una classe dirigente è quello di spiegare priorità e scelte senza rifugiarsi in banalizzazioni su pacifisti contro bellicisti. O vogliamo sostenere che leader come Sanchez o Costa siano guerrafondai non degni del progressismo? La discussione nel Pd è finita su binari sbagliati. Le decisioni che si prendono in Ue non possono essere affrontate da un partito adulto guardandole dal buco della serratura delle convenienze politico-elettorali interne al campo largo, e della gara a chi è più a sinistra. Per quello c'è già Avs, noi siamo nati per esprimere una cultura di governo assai più larga. E abbiamo la responsabilità di essere la componente maggioritaria nel Pse: dovremmo essere in grado di esprimere una leadership. Se la nostra indicazione di voto ufficiale viene seguita solo da un bulgaro, uno sloveno e un cipriota non è proprio un gran successo».

Perché lei e metà del gruppo Pd avete votato sì, contro le indicazioni di Schlein?

«Raccontare che la proposta von der Leyen punta al riarmo nazionale è sbagliato. Per la semplice ragione che non è vero: in quei 150 miliardi di debito comune previsti per la difesa c'è una svolta che in Italia e a sinistra nessuno ha colto, ma che è comparabile a quella di Next Generation Eu. Sarebbe bene che chi vuol discutere delle scelte fatte al Parlamento europeo leggesse e capisse i testi che si votano: il riarmo nazionale non esiste, così come è una sciocchezza dire che si spendono miliardi in armi anziché in ospedali: nel piano ci sono gli eurobond e gli acquisti congiunti, c'è una piena consapevolezza della dimensione comunitaria, c'è il primo deciso passo verso la Difesa europea. E non c'è nessuna sottrazione di finanziamenti alla spesa sociale o diversione dei fondi di coesione: la scelta spetta agli Stati membri, e il governo italiano l'ha già escluso. Si è fatta una gran confusione».

Lei è stata minacciata dal portavoce di Putin, e Schlein non le ha dato solidarietà.

«Non è vero, la segretaria me l'ha espressa in forma privata.

E registro con piacere la valanga di email, di post social e dichiarazioni pubbliche trasversali, dal presidente del Senato La Russa in giù, che mi sono arrivati: è un bel segnale, che spero diventi normalità. La logica del nemico politico inquina il dibattito, mentre ci possiamo trovare tutti insieme a difendere valori di fondo di democrazia e libertà».

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