Roma - Dieci giorni. Tanti ne mancano al 23 agosto, data del prossimo Consiglio dei ministri; che, sulla carta, dovrebbe affrontare il tema del «superamento» dell'Imu sulla prima casa e fissare le nuove regole fiscali sugli immobili.
Enrico Letta professa fiducia sulla capacità del governo di individuare una soluzione condivisa. «Ribadisco che troveremo una soluzione entro il 31 agosto», dice il presidente del Consiglio. Secondo Letta, il tempo scade l'ultimo giorno del mese. In realtà, il ministero dell'Economia ha spiegato a Palazzo Chigi che qualunque sia la scelta che verrà fatta, non potrà essere decisa l'ultimo giorno utile; ma, almeno, una settimana prima: così da dare il tempo necessario agli uffici tributari (e ai commercialisti) per spiegare ai contribuenti il nuovo regime impositivo sulla casa. Da qui, la data del 23 agosto, quale tempo ultimo per varare la riforma della fiscalità sugli immobili.
E, sebbene in mezzo a questi dieci giorni capitino Ferragosto e una domenica, la maggioranza non ha alcun sentore di convocazione della «cabina di regia», chiamata a coordinare gli interventi fiscali tra esecutivo e maggioranza. Oltre a Renato Brunetta (Pdl), infatti, ora anche Cesare Damiano (Pd) chiede a gran voce la convocazione della «cabina di regia». E si aspetta che nella riunione vengano discussi anche temi come «il rifinanziamento della cassa integrazione in deroga e le correzioni alla riforma delle pensioni targata Fornero». Il presidente del deputati Pdl, però, sottolinea che a questo vertice di maggioranza «deve partecipare Letta, non solo Saccomanni». Pierpaolo Baretta prova a fare da paciere. «Si può tranquillamente dire - spiega il sottosegretario all'Economia - che, se il governo durerà, la rata Imu di settembre non verrà pagata. E, da dicembre, l'ipotesi è di avere una nuova tassa che si chiamerà diversamente». La soluzione che ha in mente Baretta è tra le nove tratteggiate dal ministro dell'Economia. «Si pensa - anticipa - a una nuova service tax che però dovrebbe essere più bassa della somma delle imposte che sostituirà. Per questo l'idea è di stanziare almeno 2 miliardi di euro per aiutare i Comuni».
Le due imposte a cui fa riferimento sono l'Imu e la Tares. Tra l'altro - forse involontariamente - Baretta conferma che le risorse necessarie a coprire la cancellazione dell'Imu sulla prima casa forse sono inferiori al previsto. Il gettito assicurato dall'Imu è stato di 24 miliardi, contro i 20 stimati. Dei 4 miliardi in più, 2 sono stati assorbiti dal tendenziale di finanza pubblica; mentre degli altri due (1,8 miliardi, per l'esattezza) non si ha riscontro nei documenti ufficiali. Da qui, la necessità di «coprire» con l'eliminazione dell'Imu sulla prima casa non 4 miliardi ma due miliardi: quelli citati da Baretta. E di un probabile extragettito parla anche Daniele Capezzone. Ma lo attribuisce all'aumento del 5% delle entrate tributarie, fotografato in giugno dalla Banca d'Italia. In realtà, non è possibile utilizzare i dati fiscali di via Nazionale alla finanza pubblica. Li raccoglie «per cassa» e non «per competenza».
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