Inchiesta su appalti e affari Spunta l’ex ministro Fioroni

A Viterbo l’indagine che scuote la Tuscia. Il dirigente Pd e quelle telefonate col manager Asl che i pm vogliono in manette. L’ombra del voto di scambio

Inchiesta su appalti e affari Spunta l’ex ministro Fioroni

Appalti, clientele, finanziamenti per rimpinguare i debiti del Pd. Il nome dell’ex ministro Giuseppe Fioroni, deputato, ex Margherita, spunta ripetutamente in un’informativa dei carabinieri di Viterbo impegnati in un’indagine sulla sanità che vede coinvolte trenta persone, compresi i fedelissimi del parlamentare. A cominciare da Giuseppe Aloisio, direttore generale della Asl della Tuscia per il quale i pm hanno chiesto - invano - l’arresto. L’esponente democratico (non indagato) viene inserito tra «i principali attori dei fatti criminosi» riguardanti la fornitura di «servizi in outsourcing dei servizi di front-office all’utenza dell’Asl di Viterbo per un importo di 11 milioni di euro». Da quanto emerso nelle indagini «il connubio Fioroni-Aloisio mirava a gestire gli appalti dei servizi del front-office al fine di poter poi gestire le assunzioni e trasferimento di personale per il tramite di Parroccini Giovanni Luca, anch’egli militante del Pd e soprattutto definito amico di Fioroni, per poterne poi trarne vantaggio con lo scambio dei voti elettorali per i “favori” fatti». Proprio Aloisio avrebbe «più volte reso noto che la sua nomina era dovuta al politico», particolare confermato agli inquirenti da un altro ex braccio destro di Fioroni, Mario Quintarelli, poi fatto fuori dal deputato per aver riscosso troppi consensi elettorali: «Dopo le elezioni, quando venne D’Alema a Viterbo, presenti numerosi esponenti Pd, Fioroni si lasciò andare a una battuta. Disse “all’uccello ingordo gli scoppia il gozzo”...». Insomma, «con il suo peso politico» il deputato Pd «influenzava le scelte della direzione del dottor Aloisio» che stando ad alcune intercettazioni, sarebbe stato anche interpellato «affinché la gara front-office potesse essere affidata alla società Telbios-Ali, lasciando quindi palesare l’influenza che aveva Fioroni sulla direzione generale che durante la direzione di Aloisio dava molto spazio alle influenze politiche». Nelle telefonate trascritte si fa spesso riferimento a Fioroni, quale «snodo politico» per risolvere varie questioni collegate a gare nella sanità viterbese, tant’è che una persona sott’intercettazione confessa che ha parlato con Fioroni a un matrimonio e «che ora è tutto a posto». Sempre i carabinieri fanno presente che il 13 luglio 2009 una cimice nell’ufficio di Aloisio captava la voce di un certo Sassi che «nel ragionare con Peppe (forse l’onorevole Fioroni) apprendeva che nella Asl un po’ di telefoni erano sotto controllo». Se molti colloqui intercettati sono incentrati su una vera e propria campagna stampa di un giornalista di Nuovo Viterbo Oggi, in altre telefonate spuntano i nomi di numerosi politici Pd (non indagati) come l’ex vicepresidente della Regione Lazio, Esterino Montino, Ugo Sposetti, Parroncini, eccetera. A verbale, poi, due imprenditori hanno parlato di finanziamenti al Pd poco «spontanei». Andrea Belli fa riferimento a una sorta di «condizionamento ambientale»: pagò «perché temevamo per l’esito della trattativa in corso» per un appalto «visto che il Dg Aloisio era espressione di quella parte politica (...). Il finanziamento non era motivato da ragioni politiche in quanto non mi identificavo in quel partito». Poi Aloisio battè cassa di nuovo, e di nuovo Belli «malvolentieri» pagò. L’imprenditore Grifa aggiunge: «Nel 2006 partecipai a una cena di partito tenuta dal ministro Fioroni (...).

Lui mi disse che il partito si era esposto a delle spese nell’ultima campagna elettorale (...)». Grifa capì, tirò fuori 10mila euro, e versò ufficialmente l’obolo al Pd, «al fine di evitare eventuali ritorsioni in futuro sulla trattativa vista la vicinanza del Dg Aloisio al partito».

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