Dalle promesse ora il premier Matteo Renzi deve passare ai fatti. E deve far trovare quegli 80 euro extra da far saltar fuori nel cedolino di maggio. Perché, come lui stesso ha detto, sul taglio delle tasse si gioca la faccia. Peccato che il taglio all’Irpef da maggio a dicembre costa 6,6 miliardi di euro. Cifra non facile da reperire e sulla quale i tecnici del Tesoro stanno lavorando, notte e giorno, in vista della messa a punto del Def, il documento di economia e finanza che dovrebbe essere presentato al Consiglio dei ministri e al parlamento entro i primi giorni di aprile. Secondo fonti vicine a Palazzo Chigi sentite da Repubblica, non è detto che gli 80 euro arrivino dalle detrazioni Irpef. Al vaglio l'ipotesi di "un sistema di contributi da rendere evidenti e visibili tra le voci dello stipendio". Insomma, una sorta di bonus.
"Subito depo il Def arriveranno i decreti", assicurano da Palazzo Chgi. È una corsa contro il tempo. Non solo per far avere agli italiani con reddito basso gli 80 euro promessi, ma per inviare a Bruxelles, entro il 15 aprile, i compiti fatt. E fatti bene. Perché il nodo sulle coperture economiche resta, non è stato ancora risolto. Le ipotesi sul tappeto per reperire la cifra sono diverse, anche se alcune di difficile attuazione. Come ad esempio le voci indicate nella Spending review dal commissario Carlo Cottarelli. Sul contributo pensioni, che avrebbe un impatto di poco più di un miliardo di euro, Renzi ha già frenato. "Questo anche perché - spiegano fonti di governo - l’effetto di alcune misure della spending sarebbe dilatato nel tempo mentre l’impegno è tagliare già dalle buste paga che arriveranno ai dipendenti martedì 27 maggio". E i tempi sono lunghi anche per far rientrare i capitali dall'estero e per avere in cassa i soldi che arriveranno dal calo degli interessi pagati sui titoli pubblici.
Metà della cifra necessaria potrebbe, tuttavia, "liberarsi" in modo quasi "automatico". E senza "danni" a livello europeo. Se infatti, come calcolano anche all’interno del governo, le misure annunciate da Renzi fossero attuate si stima un "beneficio" in termini di maggior crescita di 0,5 punti di pil. Che aggiunti agli 0,6 già stimati dall’esecutivo porterebbero la crescita quest’anno all’1,1%. L’effetto positivo si trasmetterebbe al rapporto tra deficit e pil che calerebbe a sua volta di 0,2 punti. Si libererebbero così 3,2 miliardi rimanendo decisamente lontani dal limite del 3% ed evitando di dover contrattare con la Commissione Ue che si è già mostrata decisamente "fredda" all’ipotesi. L'incertezza delle coperture, però, avrebbe spinto il Quirinale a stoppare lo strumento del decreto e obbligare Renzi a ricorrere al disegno di legge.
Altro capitolo è il taglio dell'Irap che, attraverso un decreto contestuale a quello per gli 80 euro in busta paga, dovrebbe essere operativo già dal 10 maggio. Anche il questo caso la dead line è dietro l'angolo. D'accordo con Renzi, il Tesoro vorrebbe finanziarlo con l'aumento dell'aliquota sulle rendite finanziarie diverse dai titoli di Stato.
Portando l'aliquota dal 20 al 26%, i tecnici di via XX Settembre prevedono infatti un extra gettito di 2,6 miliardi di euro. Tutte le ipotesi, almeno per il momento, vagano nel regno delle possibilità. Di scritto non c'è niente. E, stando ai mugugni di palazzo, la partita è tutt'altro che in discesa.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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