Laguardia querela ma la legge Mastella è chiara: dopo otto anni l'incarico è scaduto

nostro inviato a Parma

Ecco perché continuiamo a considerarlo «abusivo». E perché riteniamo che anche il Csm debba considerarlo «abusivo». Venerdì scorso il procuratore capo «reggente» di Parma, Gerardo Laguardia, ha querelato Il Giornale. Una non notizia, visto che in Italia lo sport preferito sembra quello di querelare il nostro quotidiano. Soprattutto quando va a rovistare in affari giudiziari. Che spesso sono anche affari di sinistra. Resta il fatto che, tradendo giusto quel minimo di nervosismo, il procuratore capo «reggente» Laguardia ha preferito non convocare la conferenza stampa del venerdì, durante la quale è uso dispensare pacche sulle spalle e notizie, ma evitare il contraddittorio con i colleghi che lo attendevano al varco dopo i due articoli del Giornale. Niente domande, niente risposte, e neanche l'altrettanto gradita nuvola di fumo (ma non era vietato fumare negli uffici pubblici?) con la quale da sempre ammorba quanti presenziano ai suoi dettagliatissimi resoconti d'indagine. Solo la distribuzione di una banalissima quanto asettica velina: «Nel corso della settimana un quotidiano milanese mi ha definito “abusivo”, sostenendo che la mia posizione di procuratore facente funzione violerebbe la legge Mastella sull'ordinamento giudiziario si tratta di accuse infondate per le quali ho già dato mandato per adire alle vie legali». Vuoi vedere che tra i legali cui il procuratore ha dato mandato di querelarci c'è anche sua figlia Maria Anna, che, curiosamente, svolge la professione di avvocato a Parma, quindi in un territorio non proprio ostile?
Dettaglio questo che ha già suscitato più di una perplessità, dato che potrebbe configurare un conflitto d'interessi a carico di Laguardia. E veniamo al nocciolo della questione: Laguardia ha, dunque, deciso sua sponte di rimanere alla guida della Procura di Parma per «senso del dovere» nonostante, dopo otto anni, il suo mandato sia scaduto da oltre un mese. Non può farlo, anche se nella velina sostiene che può farlo aggrappandosi all'articolo 109 dell'ordinamento giudiziario. Peccato che quel suo appiglio sia una legge vetusta, superata e modificata dal decreto Mastella, entrato in vigore il 30 luglio 2007, che porta un titolo sufficientemente eloquente: «Modifiche alle norme sull'ordinamento giudiziario». Ebbene quel più recente provvedimento recita, che l'articolo 45 del decreto legislativo 160 del 2006 sulla Temporaneità delle funzioni direttive è sostituito al punto 2 come segue: «Alla scadenza del termine di cui al comma 1 (funzioni direttive assegnate per quattro anni più eventuali altri quattro, ndr) il magistrato che ha esercitato funzioni direttive, in assenza di domanda per il conferimento di altra funzione, ovvero in ipotesi di reiezione della stessa, è assegnato alle funzioni non direttive del medesimo ufficio, anche in soprannumero, da riassorbire con la prima vacanza». Quindi? Quindi dopo otto anni di «governo» Laguardia, dato che non ha presentato domanda per andare a dirigere altra sede, non può rimanere alla guida della Procura. Né può fare il «reggente» altrimenti diventa automaticamente «abusivo».


Lui stesso ha ribadito nella velina che vuole solo aspettare di godersi la pensione. Gli mancano 3 anni per andarci. Nel frattempo, se crede può coltivare degli hobby. Magari più originali che arrestare esponenti del Pdl. O amici di Silvio Berlusconi e quindi, come tali, «pericolosi».

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