Un incontro dietro l'altro per trovare la quadra, per arrivare a buttar giù la bozza della riforma del mercato del lavoro entro la fine della settimana prossima. Dopo il vertice di lunedì scorso sugli ammortizzatori, il ministro del Welfare Elsa Fornero ha visto anche oggi i leader di Cgil, Cisl e Uil Susanna Camusso, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti. Al centro della nuova riunione la flessibilità in uscita e, quindi, la modifica dell'articolo 18, mentre resta ancora aperto il confronto sui nuovi ammortizzatori sociali col governo stretto nella morsa di sindacati e Confindustria. "Ci danno paccate e basta...", ha ironizzato Emma Marcegaglia.
Più si avvicina la chiusura dei lavori, più le parti sociali e il Partito democratico sembrano mostrare insofferenza nei confronti del governo Monti. Anche se dall'incontro di oggi i sindacati hanno mostrato una certa disponibilità al dialogo e una maggiore propensione a evitare gli scontri, lo scoglio resta ancora la modifica dell'articolo 18. Argomento che sia la Fornero sia il presidente del Consiglio Mario Monti hanno preferito tenere in coda nella trattativa con le parti sociali. Sono comunque bastate le dichiarazioni fatte ieri dalla titolare del Welfare per far saltare la quiete. "Siccome i cambiamenti non sono piccoli, la reazione inizialmente è stata uno choc, ma uno choc positivo che serve al Paese", ha spiegato la Fornero in una intervista a Radio Anch’io minimizzando le reazioni delle parti sociali alle proposte di riforma del mercato del lavoro e confermando l'intenzione di chiudere l’accordo entro venerdì 23 marzo.
Se il capitolo sull'articolo 18 resta ancora aperto, nemmeno sugli ammortizzatori sociali il governo sembra aver trovato una soluzione. La stessa Fornero ha fatto sapere che le risorse a disposizione sono "abbastanza per fare una buona riforma degli ammortizzatori sociali". Il ministro ha, però, anche confermato che queste risorse non arriveranno da un'ulteriore riduzione alla spesa assistenziale. Su dove reperire le risorse, potrebbero esserci infatti altri capitoli di spesa che possono essere ridotti e capitoli di entrata che, invece, possono essere adattati. Secondo il ministro del Welfare, il governo deve intervenire sulle tipologie dei contratti ("magari non con l’accetta"), ma rendendo più severi i controlli sugli abusi e incoraggiando forme contrattuali che sono ritenute più virtuose. La volontà della Fornero è, infatti, creare un contratto che preveda da una parte l'ingresso nel mercato del lavoro attraverso l'apprendistato e la stabilizzazione, dall'altra "una relativa e maggiore facilità di uscita". Ad ogni modo il nuovo sussidio per la disoccupazione non dovrà essere inferiore all'assegno per la mobilità: "Quello dei 1.100 euro è un tetto che sale con l’inflazione, non può ridursi, e questo è importante".
Il problema delle risorse, tuttavia, è ancora aperto. E non ci sono solo i sindacati a manifestare la propria insofferenza sull'eventuale copertura dei nuovi ammortizzatori sociali. Anche la presidente della Confindustria Emma Marcegaglia è sbottata: "Ci danno paccate e basta". La leader degli industriali ha invitato la Fornero a non innamorarsi di "un disegno teorico sulla pelle della gente". "Servono invece - ha avvertito la Marcegaglia - pragmatismo e concretezza. Perché sono in gioco posti di lavoro". In realtà, il tema più caro alla Marcegaglia resta l'articolo 18 sul quale grava il "pacco" dei sindacati. Per il momento Raffaele Bonanni (Cisl) sembra aprire alla "ristrutturazione" dell'articolo 18, mentre Susanna Camusso (Cgil) ha parlato di "cose positive".
La leader di Confindustria ha messo le mani avanti spiegando che darà un giudizio alla riforma solo quando vedrà tutti e tre le parti completate: contratti, ammortizzatori e - appunto - flessibilità in uscita. La Fornero ha, comunque, confermato che entro la prossima settimana sarà tutto sistemato. Ma la situazione sembra tutt'altro che sotto controllo. E i diktat si moltiplicano.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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