Renzi presenta la sua legge elettorale. Poi litiga con Cuperlo. Berlusconi: "Sì al sistema bipolare"

Il segretario del Pd illustra la bozza di riforma elettorale. Via libera dalla direzione del Pd. Cuperlo non partecipa al voto

Renzi esce dalla sede del Pd
Renzi esce dalla sede del Pd

Grande fibrillazione nei palazzi della politica in vista della nuova legge elettorale. Sabato ne hanno parlato Renzi e Berlusconi, trovando un accordo di massima sul "modello spagnolo", oggi il segretario del Pd ne parla alla direzione del suo partito. Per scongiurare lo spauracchio delle larghe intese Renzi ha in mente un "doppio turno" con il ballottaggio tra le due coalizione che abbiano ottenuto più voti. Ricapitoliamo: al primo turno si presentano tutti i partiti (da soli o alleati). Se una coalizione (o un partito) raggiunge la soglia del 35% ottiene un premio variabile (al massimo del 18%) che lo mette nelle condizioni di poter governare. Nel caso in cui invece nessuno superi il 35% che succede? Si torna a votare dopo due settimane: gli elettori potranno scegliere tra i due schieramenti che hanno avuto più voti. Veniamo al capitolo preferenze: non ci sono. Le liste dei candidati restano bloccate. Non c'è, quindi, alcuna possibilità di scelta per gli elettori. Lo sbarramento è del 5% per i partiti in coalizione, dell'8% per chi si presenta da solo e del 12% per le coalizioni.

"Abbiamo la possibilità di un doppio turno - spiega Renzi alla direzione del suo partito- di un ballottaggio secco, non tra due candidati premier, perché aprirebbe il tema delle revisione costituzionale della forma di governo, ma tra due coalizioni che - senza possibilità di apparentamento - rigiochino la partita di fronte agli elettori e chi vince quella sfida arriva al 53%. Vero che a quel punto il premio è più ampio del 18%, ma è giustificato da un secondo voto".

"Entro metà febbraio - annuncia Renzi - presenteremo il ddl costituzionale sulla riforma del Senato. Sarà un testo condiviso anche dagli alleati di governo, ce lo auguriamo. Ci sono 20 giorni per discutere". Su questo l’accordo con Forza Italia "è un passo avanti straordinario che ci consente di arrivare entro il 15 maggio in prima lettura al Senato, perché la prima lettura sarà al Senato. Noi diciamo agli italiani che con le prossime elezioni non si voterà più per il Senato". "L’accordo sulla legge elettorale segna la sconfitta di chi voleva il "ritorno alla prima Repubblica". "Oggi diciamo ciao ciao con la manina a quelli che volevano il ritorno della prima repubblica. C’erano anche tra di noi...".

"Credo ci sia lo spazio per chiudere un bel pacchetto di riforme in cui spieghiamo agli elettori che la riforma della politica la facciamo noi", ha aggiunto il segretario democratico. "Al Senato c’è anche la riforma Delrio che consente di non votare più per le Province, questo comporta già un risparmio di 1 miliardo di risparmio dei costi della politica, era l’impegno delle primarie, un impegno vincolante".

Poi Renzi manda un segnale a Beppe Grillo: "Ha detto che sono uno showman, detto da lui è un complimento. Dico al collega showman: fino a quando continuerai a tenere chiusa a chiave la porta di quei voti o forse il pin, a dire che noi avremmo in testa di bloccare il percorso delle riforme, quando offriamo un accordo trasparente e alla luce del sole, con un risparmio di un miliardo dei costi della politica? Fino a quando continuerai a perdere occasioni su occasioni, oppure a scappare quando pensi di perdere come è successo in Friuli? L’M5S era la speranza di cambiamento che non si sta realizzando, la politica la cambiamo noi, abbiamo capito il messaggio del 25 febbraio".

La proposta di legge elettorale "è un complicato castello che sta in piedi se tutti i tasselli stanno insieme. Non è una riforma à la carte. Le soglie sono vincolanti. Chi pensasse in Parlamento di intervenire a modificare qualcosa, manda all’aria tutto, incluso titolo V e riforma costituzionale".

A stretto giro di posta Gianni Cuperlo mette le mani avanti: "Non vogliamo boicottare, intralciare, rallentare il progetto riformatore che può avere una rilevanza storica, noi vogliamo essere protagonisti di un passaggio a una repubblica rinnovata". E va dritto al sodo: la proposta non è convincente perché non garantisce né rappresentanza adeguata, né il diritto degli elettori di scegliere i propri eletti, né governabilità", ha assicurato. E vi sono "seri dubbi di costituzionalità che non possiamo ignorare", Dire non si può cambiare niente sennò salta tutto non so fino a che punto sia un modo convincente di procedere - avverte Cuperlo - è una riforma di portata storica che deve servire al paese, mettere in campo soluzioni forti e convincenti. Dunque "nel merito sento che dobbiamo discutere ancora". E insiste: "Con l’Italicum (il nuovo sistema elettorale, ndr) non è risolto il tema delle segreterie che decidono la composizione del Parlamento". E fa una previsione: "La soglia dell’8% spingerebbe i piccoli partiti del centrodestra e forse anche del centro a ricongiungersi a Forza Italia. Possiamo liquidare la cosa dicendo che non sono affari nostri o che è già così altrove, ma quali interessi abbiamo noi a sospingere verso il capo di una destra radicale quelle forze che a fatica hanno rotto il legame".

Nella replica al dibattito che si è sviluppato nella direzione nazionale del Pd Renzi mette in chiaro una cosa: "Non voglio che si dica: o così o Pomì. Deve essere chiaro che questo è il luogo in cui si discute davvero, ma quando si decide, poi si va in una direzione e la decisione non impegna un parte del Pd, ma impegna il Pd". "Il tema delle preferenze l’avrei voluto sentire quando vi siete candidati senza passare dalle primarie la scorsa volta. Questa critica è accettabile da chi, come Fassina ha preso 12mila preferenze, non è accettabile da chi non ha fatto le primarie, non lo accetto". E rivolgendosi direttamente a Cuperlo lo bacchetta duramente: "Gianni te lo dico con amicizia, questo tuo riferimento alle primarie e alle preferenze, lo avrei voluto sentire la volta scorsa, quando tu e altri siete stati candidati nel listino. È inaccattabile che preferenze e primarie siano usate in modo strumentale adesso".

Alla fine la direzione nazionale del Pd ha approvato la relazione di Renzi con 111 sì. Gli astenuti sono stati 34. Nessun voto contrario. Il presidente del Pd, Gianni Cuperlo, ha lasciato la riunione prima del voto.

Dopo una giornata di infiniti botta e risposta in serata interviene Silvio Berlusconi. "Esprimo sincero e pieno apprezzamento - scrive in una nota il Cavaliere - per l’intervento del segretario del Pd Matteo Renzi alla direzione del suo partito, che ha rappresentato in modo chiaro e corretto il contenuto dell’intesa che abbiamo raggiunto nell’incontro di sabato, e che offriamo con convinzione al Parlamento e al Paese. Vogliamo realizzare, in un clima di chiarezza e di rispetto reciproco, un limpido sistema bipolare, che garantisca una maggioranza solida ai vincitori delle elezioni, che riduca impropri poteri di veto e di interdizione, e che favorisca un sistema politico di chiara alternanza, sul modello di quanto accade nelle maggiori democrazie dell’Occidente avanzato. Siamo convinti che ciò corrisponda alle attese della vastissima maggioranza degli italiani".

Sull'impianto di legge elettorale anche

Angelino Alfano. Il leader del Nuovo Centrodestra ha detto "no al Parlamento dei nominati", sottolineando che se la proposta di Renzi "contiene molte nostre indicazioni strategiche", però questo tema "rimane irrisolto".

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