No al carcere per i giornalisti. A chiederlo è Stefano Dambruoso, componente di Scelta Civica in Commissione Giustizia della Camera che ha depositato una proposta di legge volta a riformare la disciplina dei reati di diffamazione a mezzo stampa e a garantire diritti di rilevanza costituzionale, quali le libertà di espressione, di critica e di cronaca e, al tempo stesso, l'onore delle persone offese dalla notizia o dal giudizio diffamatorio.
Dambruoso ha sottolineato l’anomalia della legislazione italiana, che prevede la reclusione per i reati di opinione come la diffamazione a mezzo stampa. "Le modifiche proposte - ha dichiarato Dambruoso - appaiono oggi più che mai necessarie, soprattutto a seguito delle condanne alla pena della reclusione che hanno colpito noti giornalisti e direttori di testate nazionali".
Il politico ed ex magistrato ha ricordato come in quasi tutti gli Stati occidentali, la pena per i reati di opinione è soltanto di carattere pecuniario. "Per correggere l'anomalia presente nel nostro ordinamento - ha continuato Dambruoso - occorre modificare la legge 8 febbraio 1948, n. 47, recante "Disposizioni sulla stampa", e il Codice Penale in materia di reati commessi con il mezzo della stampa, della diffusione radiotelevisiva o con altri mezzi di diffusione, dell'ingiuria e della diffamazione.
Il disegno di legge - ha concluso l'ex magistrato - prevede per i reati richiamati, in conformità con gli standard europei, sanzioni pecuniarie in luogo delle sanzioni detentive, e mira a raggiungere un equilibrio tra la libertà di stampa e la tutela della reputazione dei singoli, mediante l'istituto della rettifica e la pubblicazione della sentenza di condanna".
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