L'Idv fallisce ma si tiene 30 milioni

La creatura di Di Pietro si scioglierà, è mistero sul tesoretto elettorale. Stessa sorte per Fli, Fare e Rifondazione

L'Idv fallisce ma si tiene 30 milioni

Chiuso per flop. E per mancanza di quattrini. Immaginatevi un cartello simile e siete davanti alla realtà. La realtà del crac finanziario e politico in cui sono precipitati alcuni dei «partiti» italiani.
A far più rumore nel precipitare è sicuramente l'Italia dei Valori. Il movimento politico fondato da Antonio Di Pietro è andato a catafascio e si è sciolto per dare vita, con tutta probabilità, a un nuovo polo politico, ispirato all'alleanza liberal democratica europea, che nascerà dopo Pasqua.

La conferma del naufragio sta in una comunicazione scritta, arrivata sulle scrivanie dei colleghi dell'agenzia Ansa, inviata avant'ieri da Silvana Mura, responsabile legale del partito, all'esecutivo nazionale e agli organismi regionali e provinciali. L'Idv «cercherà di diventare un partito più liquido - dice Antonio Borghesi - e punterà sui tesseramenti che l'anno scorso sono stati tra i 40 e i 50mila», ma intanto ha già ridotto di una trentina di collaboratori il personale e ha abbandonato le sedi di Milano, Bergamo e una parte di quelle di Roma. E il tesoro di Di Pietro, scovato dalla Gabanelli in quel Report che ha portato in superficie i famosi 53 immobili «di famiglia»? Come verrà ripartito ora che l'ex magistrato tornerà «a fare il contadino» a Montenero di Bisaccia? E i quasi 30 milioni di euro di rimborsi elettorali che ancora sono nelle casse del partito?

Ma se l'Idv deraglia ci sono altri che non ridono, come hanno messo in luce i colleghi di Lettera 43, sito d'informazione internettiana tra i più cliccati. I futuristi di Fli, i liberisti di Fare per fermare il declino e la Rifondazione di Paolo Ferrero, rimasti fuori dal Parlamento, rischiano di scomparire dalla scena politica non potendo più contare sui rimborsi elettorali. La legge infatti parla chiaro: i partiti che non hanno eletto nemmeno un parlamentare restano senza soldi. Il partito di Gianfranco Fini ha racimolato solo lo 0,4 per cento e i supporter rimasti giurano che «l'esperienza di Fli si è conclusa». Il tesoriere Luigi Muro conferma: «Il bilancio è in passivo, per la campagna elettorale abbiamo speso qualche centinaia di migliaia di euro e in cassa al momento non c'è più nulla».

Quanto Fare per fermare il declino, affondato da Oscar Giannino, si sta organizzando in vista del congresso che si terrà a maggio. «Abbiamo raccolto 1 milione e 200mila euro che sono serviti a finanziare la campagna elettorale e chiuderemo il bilancio in pareggio - spiega il tesoriere Lorenzo Gerosa - ma le uniche entrate sono donazioni di simpatizzanti e tesserati che si aggirano tra gli 8mila e i 9mila». Rifondazione comunista, in base all'ultimo rendiconto presentato alla Camera nel 2011, registrava un passivo di 3,6 milioni di euro. Il Prc, infatti, non avendo eletto nessun rappresentante né nella precedente né nella nuova legislatura, secondo le nuove norme potrà soltanto ottenere un contributo di 50 centesimi per ogni euro raccolto di sottoscrizioni. Ma anche il Partito democratico di Bersani ha in cantiere un severo piano di abbattimento dei costi, comunicato per lettera ai circa 200 dipendenti del partito dal tesoriere, Antonio Misiani. Nella lettera del 22 marzo, Misiani annuncia «la chiusura delle sedi di via del Tritone 87 e 169 nel mese di aprile» aggiunge che «i budget assegnati alla segreteria nazionale e ai Giovani democratici saranno ridotti del 75 per cento rispetto al 2012 e nel 2013 non saranno assegnati budget ai forum» e ancora tagli che riguardano «i contratti con i fornitori del Pd e di Youdem (la tv del partito, ndr) e una serie di servizi quali auto Ncc, giornali, viaggi e altro».

Sono anche previsti interventi sul personale, con l'«applicazione immediata della norma del contratto che prevede il limite di 18 mesi per usufruire delle ferie, mentre dalla prossima busta paga saranno azzerate tutte le ferie superiori ai 40 giorni».

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