L'Idv si spacca in due?

Le prossime elezioni mandano in fibrillazione i vertici dell'Italia dei Valori. E intanto Tonino sembra sempre più vicino al Movimento 5 Stelle

L'Idv si spacca in due?

E' la prima volta che un pezzo grosso di un partito personalistico come l'Idv si pone in aperto contrasto con il leader maximo Di Pietro. Basta questo per certificare una crisi interna al partito. Una crisi che ha portato l'Italia dei valori ad assumere sembianze bifide. E non importa se Tonino minimizza e se esponenti come Borghesi si affrettano a smentire fratture fronde endogene. La verità è che il partito dell'ex pm si è diviso: da un lato c'è chi opta (e ha sempre optato) per un'alleanza con il Pd di Bersani e con il Sel di Vendola; dall'altro chi sostiene la linea oltranzista e machista di Di Pietro. Che è stato l'artefice (manco a dirlo) della vistosa crepa nell'Idv.

A partire da quelle irruente esternazioni contro il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano che gli sono costate la reprimenda di Bersani e Vendola con conseguente distacco dalle sue posizioni per finire poi con il semprevivo e sempresuscettibile di malcontento rapporto con Beppe Grillo. Quello che Di Pietro ha definito “un amico che sente spesso”, ma contro (o con?) il quale non ha ancora capito che strategia adottare.

Prima il leader Idv ha provato a lanciargli l'amo con la proposta di un asse dei non allineati. Ma il comico genovese gli ha risposto picche. Allora, Tonino ha provato a far pesare la sua consistenza elettorale con Bersani, trovando però il sorprendente ostacolo centrista rappresentato da Casini. E così, per non deludere la sicumera a cui ci ha abituato, ha gonfiato i muscoli annunciando di candidarsi premier da solo, snobbando le primarie del centro sinistra. Senza dimenticare poi dell'ipotesi che in tempi non sospetti balenava nella mente di Di Pietro: cioè quella di sciogliere il partito da lui stesso creato per dare vita a una lista civica con tanto di nuovo nome da mettere sul piatto del centrosinistra.

Un'ipotesi comunque rischiosa, considerando che il logo Idv vale l'8%, secondo gli ultimi sondaggi. Insomma, oltre all'irruenza verbale e allo strano rapporto con Grillo, Di Pietro pare attraversare una crisi mistico-politica. Già da tempo, all'interno del suo schieramento, se ne sono accorti in molti. L'ultimo, il pezzo grosso, in ordine di apparizione è stato il capogruppo della Camera, Massimo Donadi.

“Ci abbiamo messo anni a creare tutto questo. A trasformare l’Italia dei valori da movimento di protesta a partito di governo. E adesso Tonino sta mandando tutto al macero”, lamenta il presidente dei deputati Idv in un colloquio con il Corriere della sera.

Donadi punta il dito in particolare su un aspetto: “Di Pietro ormai preferisce scodinzolare dietro Beppe Grillo, copiarne persino il linguaggio e gli atteggiamenti offensivi, compreso il video sui leader-zombie. Penso che non sia giusto tradire così la nostra storia”. Per l'esponente Idv il suo leader dovrebbe anticipare la riunione dell'esecutivo e convocare il congresso. E queste richieste, nonostante Donadi si rifiuti “anche solo di prendere in considerazione l'ipotesi di una scissione”, è il segno tangibile della confusione in seno al partito.

La risposta di Di Pietro non si è fatta attendere ed è un mix di minimizzazione e negazionismo: “Donadi è un punto di riferimento. Ce ne fossero come lui... Né io né l’Italia dei valori stiamo facendo polemiche, noi stiamo costruendo una coalizione, un’allenza che sia un’alternativa di governo. Chi ci sta, sta nel nostro programma e ci noi alleeremo, che si chiami Pd o Sel. Chi non ci sta perché insiste nel portare avanti le politiche di Monti, ci troverà in una coalizione alternativa”.

Quanto a Grillo, l'ex toga ha rivendicato una sorta di diritto di prelazione sul ruolo di opposizione di governo. “L'Italia dei Valori è presente dal 2001 in Parlamento e da quel giorno, cioè da dieci anni prima di Grillo, sta facendo opposizione chiara, netta e dura, senza sconti. Sono ben felice che oggi ci siano anche altri, come il M5S, che si riconoscono nelle nostre battaglie. Però, lo ius primae noctis va riconosciuto a chi ha cominciato a farle queste battaglie", ha afferamto in un'intervista a Il Punto, Di Pietro.

Che da un lato insabbia il malcontento e dall'altro corteggia a suo modo Sel e soprattutto il Pd, specificando però che “a rientrare nel centrosinistra siano gli amici del partito democratico”.

L'interpretazione dei dissidi interni fatta dal presidente dei senatori Idv Felice Belisario è un po' diversa da quella dell'ex pm: “Se nel partito non si discute, passiamo per il partito del capo, se discutiamo ecco scattare il titolo “maretta nell’Idv”... Massimo è una persona cui voglio un gran bene e che ha per intero la mia stima. Gli parlerò...”.

Pancho Pardi, senatore Idv, invece ha ammesso l'esistenza di una frattura interna aggiungendo però che “non credo che esista una frattura irrecuperabile all’interno dell’Idv”.

Sarà. Intanto però Donadi non è il primo a lamentarsi della linea adottata da Di Pietro. Dal 2008 a oggi i deputati dell'Idv sono passati da 28 e 20. Il senatore indipendente iscritto al gruppo ha annunciato le sue dimissioni a metà luglio perché “non condivido i suoi (di Di Pietro, ndr) attacchi al Partito democratico, alle istituzioni, e primo tra tutti al presidente Napolitano, abbiamo fatto fuoco e fiamme per far venire Bersani a Vasto e poi non passa giorno che Di Pietro non gli spari addosso. Così non si può andare avanti".

Anche Antonio Borghesi, vicepresidente dell’Italia dei Valori alla Camera Borghesi in tempi non sospetti espresse critiche nei confronti del leader, tanto da essere additato come uno dei componenti della fronda interna. Tesi che oggi Borghesi smentisce in toto, assicurando piuttosto che “non faccio parte di alcuna fronda interna ad Italia dei Valori, come alcuni organi di stampa insistono nel sostenere. Sono abituato ad esprimere liberamente e chiaramente il mio pensiero negli organismi direttivi del partito ai quali partecipo, ma sono altrettanto abituato ad attenermi rigorosamente alle decisioni assunte in quelle sedi”. Nessuna frattura e un'unica linea politica dunque? Difficile crederlo.

E' chiaro invece che Di Pietro si trova di fronte all'ennesimo bivio: ricucire lo strappo col Pd di Bersani o continuare nell'isolazionismo. Nel caso la scelta fosse complicata, c'è sempre la proposta del redivivo rifondarolo Paolo Ferrero, che vuole fare asse con Di Pietro.

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