Da tempo sostengo che Bersani è la sintesi perfetta di Lenin e Gargamella. Nel comizio contro i puffi offensivi di Grillo lo ha dimostrato: quell’accusa di fascismo, quella minaccia (venitecelo a dire qui) e quel tono di voce hanno riportato ai vecchi comizi del Pci, al servizio d'ordine, al clima da scontro frontale. Il tutto incattivito dal sopracciglio leninista e gargamelliano (o, se preferite una somiglianza nostrana, il tirannico protagonista di Padre padrone ).
Il tutto incartato nel ritorno del Pd a Togliatti. Tanti denunciano il rigurgito del passato: fascismo, comunismo, De Gasperi e Togliatti. No, lasciate stare il Novecento, fu una storia seria e tragica, voi non c'entrate. Nel bene e nel male quelli sono giganti e voi non siete nani sulle loro spalle, semmai zanzare o pidocchi, come diceva Togliatti. Volete succhiare un po' di sangue e via. Ma il dramma del presente è un altro. Nel suo orrore sarebbe facile scatenare una guerra semifredda contro il Nemico, il fascista o il comunista. Sarebbe feroce ma esaltante avere un Nemico chiaro, preciso e assoluto.
Ma non è così, per nessuno. I nemici storici sono scavalcati dai nemici occasionali, l'odio scoppia tra vicini di casa, i concorrenti sono i peggiori nemici, c'è un’ampia classifica di inimicizie e di provvisorie alleanze.
E poi c'è il nemico invisibile o transnazionale come la crisi economica, i poteri finanziari, la tecnocrazia. Chi trova un nemico trova un tesoro, ma siamo nella fase in cui neanche quel tesoro è disponibile. Monti ci ha pignorato pure il nemico.
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