La Lombardia come "esilio": ecco cosa può succedere al Cav

Dall'affidamento ai servizi sociali al domicilio in cui risiedere, ecco a cosa andrà incontro Berlusconi nei prossimi mesi

La Lombardia come "esilio": ecco cosa può succedere al Cav

Ha un nome che è un destino: si chiama Severina, di cognome fa Panarello, ed è il funzionario dell'amministrazione penitenziaria che nel giro di qualche mese, se Silvio Berlusconi sceglierà di chiedere l'affidamento ai servizi sociali, si occuperà di lui, lo incontrerà ogni quindici giorni, seguirà i suoi progressi in quello che per la giustizia sarà a tutti gli effetti un "percorso di reinserimento". E alla fine dell'anno di condanna, sarà la dottoressa Panarello - capo dell'Ufficio esecuzione pene esterne di Milano - a dover fare una relazione alla magistratura valutando il comportamento del Cavaliere.

È uno scenario di là da venire, perché Berlusconi ha tempo fino al 15 ottobre per chiedere eventuali misure alternative al carcere, e se chiederà l'affidamento il tribunale di sorveglianza di Milano, che è intasato di pratiche, impiegherà diverso tempo a decidere. Ma nel giro di qualche mese la sentenza arriverà, e sarà sicuramente una sentenza di okay, vista l'età del condannato, l'assenza di precedenti e la lievità della pena da scontare. Ma poi? Lo scenario è assai diverso da quello su cui fioriscono in questi giorni battute di ogni genere.

Nella sua richiesta di ammissione, Berlusconi dovrebbe indicare il domicilio in cui intende passare l'anno. Non c'è nessun obbligo che sia la dimora dove ha la residenza ufficiale, basta che sia controllabile e che non vi abitino pregiudicati. Ma è una scelta importante, perché per tutto l'anno Berlusconi non si potrà allontanare. Se sceglierà Milano o Arcore, dove la magistratura di sorveglianza ha una linea da sempre piuttosto liberal, gli verrà consentito di muoversi liberamente per tutta la Lombardia. Per uscire dalla Regione, invece, dovrebbe chiedere una autorizzazione particolare, e anche questa gli verrebbe concessa, soprattutto se fosse ancora membro del Parlamento e dovesse recarsi in Senato. Ma in occasione di ogni viaggio dovrebbe recarsi all'arrivo alla stazione dei carabinieri per farsi identificare. Una procedura piuttosto sgradevole: "Ma indispensabile - spiegano fonti vicine al tribunale di sorveglianza di Milano- perché noi dobbiamo sapere in ogni momento dove si trova il condannato".

Contrariamente a quanto si pensa di solito, Berlusconi non sarebbe obbligato a sottoporsi a lavori socialmente utili. In genere ai condannati viene chiesto di lavorare per mantenersi, ma evidentemente il Cavaliere non ha questo tipo di necessità. Certo, se nel programma che sottoporrà ai giudici fossero indicati anche degli impegni in organismi di volontariato o simili questo verrebbe valutato positivamente alla fine del percorso. Ma si tratta di un optional e non di un obbligo. Nei suoi movimenti liberi in tutta la Regione ( se dovesse scegliere Milano: se preferisse Roma, dove i giudici sno un po' più rigidi, potrebbe essere vincolato a non lasciare la città) potrebbe incontrare chiunque e svolgere qualunque attività politica e lavorativa: anche se nei precetti che vengono forniti dai giudici c'è spesso la raccomandazione di evitare eccessi di esposizione mediatica. È quanto accaduto per esempio recentemente a Lele Mora, cui il giudice di sorveglianza che lo ha in carico ha vivamente suggerito di non rilasciare interviste. Quello che verrebbe chiaramente spiegato a Berlusconi in caso di affidamento è che ogni nuova mancanza potrebbe portare alla revoca del beneficio e quindi all'ingresso in carcere.

Tra queste mancanze gli verrà specificamente indicato il non assolvimento degli obblighi di mantenimento verso l'ex coniuge. Se (improbabile) dovesse omettere un assegno mensile a l'ex moglie Veronica, Berlusconi potrebbe finire in cella.

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