L'ultima del Pd: guerra alla Coca-Cola

Il deputato Nazzareno propone una tassa di dieci euro ogni cento litri ai produttori delle bibite gassate

L'ultima del Pd: guerra alla Coca-Cola

Sono consolazioni: abbiamo in Parlamento qualcuno che davvero ha capito come salvare la salute degli italiani e assieme alla salute pubblica pure i conti dello Stato. Quest'uomo valoroso del Pd si chiama Oliverio Nicodemo Nazzareno, e chissà che certe facoltà superiori non siano già allegate ai nomi. Anch'egli impegnatissimo nella disperata ricerca di risorse - come dicono tutti ora con elegante eufemismo, anche se si tratta pur sempre di soldi - il Nazzareno ha spadellato un clamoroso emendamento: per nobilissime «finalità di educazione alimentare», impone una tassa di dieci euro ogni cento litri ai produttori delle famigerate bibite killer, dalla Coca Cola in giù, passando per aranciate, chinotti e gassose, queste letali armi chimiche che come noto hanno sterminato intere fasce di popolazione, riservandosi di sterminare le future generazioni.
Come tutti i colpi di genio, anche questo ha vantaggi molteplici: ci salva da indicibili sofferenze fisiche, porta parecchie risorse (sempre soldi sono) in cassa, e in aggiunta permette di soffocare in culla il previsto aumento delle accise sulla birra, provvedimento questo che aveva già scatenato la rivolta dei birrai. Dovendo scegliere tra schiume e schiume, il Nazzareno non ha dubbi: salva l'alcolica e affonda l'analcolica. Poi magari c'è ancora qualcuno che dubita del suo genio.
Certo bisognerà vedere se l'emendamento sarà approvato. Per il momento, si registrano già alcuni effetti concreti. Il primo parla di un colossale imbarazzo in Confindustria, dove si trovano a difendere gli interessi sia di Assobirra che di Assobibe, inevitabilmente messe contro dall'intuizione del Nazzareno. Ma oltre alla questione interna, se ne registra una piuttosto seria di affari esteri: il gigante della Coca Cola ha già espresso il suo indice di gradimento, molto molto basso. Si sa di contatti presi direttamente con la Farnesina per avvertire che nel caso passasse il nuovo salasso potrebbe tranquillamente lasciare l'Italia, portandosi via l'intero campionario di Sprite, Fanta e quant'altro.
Naturalmente, per le sentinelle dell'antiamericanismo permanente - che da sessant'anni non hanno mai smesso di sentinellare - si tratta di un'ipotesi trionfale. Finalmente si realizzerebbe il grande sogno di tutti gli antagonismi, quelli sessantottini e quelli moderni: via l'odiosa multinazionale dalla nostra democrazia, via lei con i suoi valori schiavisti, i suoi interessi biechi e i suoi prodotti fetenti.
Per la quota di italiani che invece adorano da sempre la Coca Cola, senza per questo adorare più di tanto le multinazionali e l'America, l'emendamento è malinconicamente indigesto. Ma al di là del gusto e delle passioni (atteso lo sterminio di Nutella e Ciocorì), il Nazzareno diffonde con la sua crociata sbilenca un sentore di grottesco, come sempre quando si annega nell'ipocrisia. Dicessero tranquillamente la nuda verità: c'è un bisogno disperato di risorse (di soldi), non si sa più dove mungerne, ci si prova prima con la birra e siccome i birrai danno subito di testa allora ci si prova con le bibite dolci, che è come rubare i giocattoli ai bambini. Lo dicessero tranquillamente e tutti quanti ci metteremmo il cuore in pace, abituati alla mestizia generale di queste contabilità acrobatiche. Invece no, travestono gli agguati con le alte «finalità di educazione alimentare», facendoci credere che lo Stato avverta un'impellente pulsione di tutela della salute pubblica. E come no.

Conosciamo benissimo la sensibilità di questo Stato: è lo Stato che fa le campagne contro il fumo, l'alcol e il gioco d'azzardo, restando con i Monopoli il primo spacciatore di tabacco, superalcolici, macchine mangiasoldi. E noi bruciamo le bandiere americane.

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