Sim Sala-bim. A sinistra si sono dati all'illusionismo politico. L'esercizio di prestidigitazione elettorale è scattato dopo le recenti consultazioni regionali in Lombardia e Lazio, perse dai progressisti con esiti schiaccianti. Ebbene, anche a fronte della tranvata ricevuta dalle urne, c'è chi nel Pd è riuscito a far apparire il tutto come un evento positivo. Anzi di più: come una mezza vittoria. Il numero alla Copperfield non era certo alla portata di tutti e per compierlo serviva una buona dose di coraggio. Ma il sindaco di Milano, Beppe Sala, ce l'ha fatta.
"Abbiamo vinto...", il podcast di Sala sulle Regionali
Nel suo podcast quotidiano, il primo cittadino ha fatto la magia politica: con abile retorica è riuscito a far sparire il dato elettorale della sconfitta in Lombardia sottoponendo invece ai suoi ascoltatori quello più incoraggiante registrato solo a Milano. "Dobbiamo ripartire da tre cose positive perchè ci sono: abbiamo vinto nel mondo giovanile, abbiamo vinto e molto bene a Milano, abbiamo eletto consiglieri regionali forti e preparati e un leader forte come mai nell'ultimo lungo periodo storico", ha affermato. Posizione legittima, ma viziata da un grossolano difetto d'osservazione: il voto era infatti regionale e Milano, pur avendo un ruolo strategico, da sola non rappresenta la Lombardia. Né tantomeno l'Italia. Elevare il dato cittadino a nuovo paradigma della sinistra tricolore è quantomeno discutibile, soprattutto in una regione in cui il centrodestra ha vinto con oltre 10 punti di distacco e con risultati migliori rispetto alla precedente tornata del 2018.
L'illusione del progressismo fighetto
Nella sua analisi, per certi versi, Sala ha replicato lo stesso atteggiamento che in molti gli contestano a livello politico: quello di ragionare nell'ottica di una sinistra d'élite, confinata nelle Ztl e sostenitrice di istanze minotarie (o comunque parziali) rispetto ai grandi temi percepiti con urgenza dai cittadini. "Le grandi metropoli sperimentano necessità e soluzioni che le mettono in discontinuità con il resto del territorio. Le grandi città vivono problemi di sostenibilità, diritti, uranistica a cui solo il progresso sembra dare risposta", ha affermato nel podcast lo stesso sindaco, dimenticandosi però di aggiungere che in Lombardia e Lazio gli elettori hanno optato in maggioranza per un progetto politico differente. Il primo cittadino ha poi lamentato: "Basta con questa retorica della sinistra da Ztl. Abbiamo vinto in tutta la città...". Come se Milano fosse diventato di colpo un nuovo feudo rosso. Una sorta di riserva indiana del progressismo "fighetto" anche nelle periferie (ma la realtà è un po' più articolata).
Majorino "leader forte" ma perdente
Peraltro avremmo anche più di qualche perplessità politica sulla definizione di "leader forte come mai" attribuita a Majorino. D'accordo che a sinistra sono abituati a perdere, ma se il leader forte è quello che esce sonoramente sconfitto dalle urne chissà come sono gli altri, quelli deboli. Qualche dubbio sorge anche sul progetto dello stesso (ex) eurodeputato dem, che è sostenitore della mozione Schlein per la guida del Pd. Ddl Zan, ius soli, ambientalismo e migranti: sarebbero queste le priorità dalle quali il nuovo campo largo auspicato da Sala ("le forze progressiste vincono insieme") dovrebbe partire? Facciamo sommessamente notare che al momento - stando ai risulati parziali delle primarie - la proposta di Elly Schlein è minoritaria persino all'interno del Partito Democratico.
"Milano come tante grandi città europee sembra proporre una vocazione ad affrontare i nodi del nostro presente.
Rivoluzione energetica e ambientale, allargamento dei diritti, sviluppo economico giusto", ha detto ancora Sala. Il rischio è che l'illusionismo post-elettorale confonda anche chi lo esercita, facendogli credere che la parte possa rappresentare il tutto.
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