Manfredi, la nomina da salotto che scuote il Pd

La nuova leadership dell’Anci, l’Associazione di tutti i comuni italiani, ma è anche un roccaforte dem in cui è il Nazareno a fare il bello e cattivo tempo

Il sindaco Gaetano Manfredi
Il sindaco Gaetano Manfredi
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Prima la rissa in casa Pd, gli scambi di accuse sui giornali e lo scontro interno tra Nordisti e Sudisti, nonchè tra riformisti e sinistra filo-grillina. Poi la soluzione di compromesso, cucinata direttamente al Nazareno: così ieri, alla fine, è stata partorita la nuova leadership dell’Anci. Che sarebbe l’Associazione di tutti i comuni italiani, ma è anche un roccaforte dem in cui è il Nazareno a fare il bello e cattivo tempo.

«È stata Elly Schlein a gestire direttamente il dossier, e a scegliere Gaetano Manfredi», spiegano i dem che hanno seguito la faccenda. L’azzimato sindaco di Napoli è così diventato ieri, eletto all’unanimità a Torino dai 700 delegati dei Comuni, il successore del barese Antonio Decaro alla guida di Anci. Sul palco del Lingotto è salito anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, salutato da una standing ovation dei sindaci: «La democrazia dei Comuni è radice basilare della democrazia del nostro Paese, la prima linea delle istituzioni della Repubblica. Farla crescere nella partecipazione è condizione di salute per l’Italia».

La Lega si è spesa per Manfredi, il resto del centrodestra è stato a guardare. E la stessa Schlein si è premurata di avvertire nei giorni scorsi la premier Giorgia Meloni che l’investitura di Manfredi era decisa.

Il suo rivale interno era proprio il sindaco di Torino, Stefano Lorusso. Sponsorizzato dal milanese Giuseppe Sala, in nome dell’alternanza tra sindaci del sud e del nord. Ma anche degli equilibri interni al Pd tra sinistra e moderati. Schlein, tra un comizio in Umbria e una manifestazione in Emilia Romagna, ha dato mandato al suo braccio destro Igor Taruffi (che si è portata dietro da Bologna, dove erano entrambi nella giunta regionale ed è capo dell’Organizzazione Pd) e al responsabile Enti locali Davide Baruffi (stessa provenienza ma area Bonaccini) di risolvere la questione, convincendo Lorusso al passo indietro. In cambio di un sonoro incarico di partito (coordinatore dei sindaci Pd nella segreteria) e di una vicepresidenza Anci.

Manfredi serve alla segretaria perchè è uomo di raccordo con Giuseppe Conte, di cui era solerte ministro dell’Università nel governo giallo-rosso. Una pedina importante anche per il futuro della regione Campania: è acceso nemico del governatore Vincenzo De Luca (che infatti si è mobilitato per impedirne l’ascesa, cercando senza successo di convincere i sindaci leghisti a non votarlo), e sarà molto utile nella partita elettorale del prossimo anno: fatto fuori De Luca con il «niet» al terzo mandato, Schlein vuole offrire la candidatura a un grillino. Non a caso, ieri, uno dei primi a fargli calorose congratulazioni è stato l’aspirante candidato Roberto Fico, l’indimenticabile presidente della Camera che si fece riprendere sul bus verso Montecitorio (dal giorno dopo passò ovviamente all’autoblù). Manfredi farà del suo meglio per portargli in dote i voti di Napoli. La leader Pd, con la partita Anci, ha voluto dimostrare a Conte il proprio riguardo: non per stima personale, che non c’è, ma perchè ritiene M5s l’anello debole, debolissimo, della sua catena. L’unico partitino del «campo largo» che potrebbe alla fine sottrarsi all’alleanza, scegliendo di buttarsi a destra o di andare da solo per minare le chance di Schlein nel futuro confronto con Giorgia Meloni per la premiership.

La mossa serve anche a dare il benservito al milanese Sala, che si era opposto con asprezza ad una scelta, accusò via intervista al Corriere della Sera, «maturata nel salotto di casa Bettini», il grande stratega Pd dell’amplesso con i Cinque Stelle e supporter del Caro Leader Conte e della sua statura di statista. Bettini si offese assai per l’accusa: «Non partecipo ad eventi mondani, ho l’abitudine di festeggiare solo il mio compleanno con gli amici, non sodali nella costruzione di strategie politiche». Conte non manca quasi mai all’importante ricorrenza.

Quindi, la recisa smentita: «Stavolta è capitato di incontrarci a casa non mia, ma di Francesco Rutelli e Barbara Palombelli». Ergo, non era il suo salotto. E stoppare Sala serve anche ad aprire la strada al candidato «rosso» di Elly a Milano, Pierfrancesco Majorino, che l’attuale sindaco si sarebbe volentieri risparmiato come successore.

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