Le mani dei clan sulla città di Decaro

Assunzioni e omertà nell’inchiesta della Dda. E la Schlein lo candida nel Sud alle Europee

Le mani dei clan sulla città di Decaro
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Lo spaccato dell’inchiesta Codice Interno della Dda di Bari che ha portato allo scontro politico tra il sindaco Antonio Decaro (ufficialmente candidato dalla Schlein come numero due nel Sud alle Europee) e il Viminale per l’invio della commissione d’accesso al Comune, è quello di un «potere pervasivo» del clan Parisi anche nei rami periferici della macchina pubblica. Sono diversi episodi a svelare non solo il quadro di soggezione verso il potere mafioso da parte di alcuni pubblici ufficiali, tra cui un dipendente della municipalizzata del trasporto pubblico Amtab, a cui il clan avrebbe imposto assunzioni di parenti e affiliati.

Ma anche il «riconoscimento» dell’autorità del potere malavitoso da parte di agenti della polizia municipale di Bari. La squadra mobile che indaga lo definisce, in una delle informative agli atti, «un asservimento da parte di soggetti in divisa».
Uno dei casi è quello delle due vigilesse che si rivolgono a un esponente del clan Parisi, Fabio Fiore, dopo essere state insultate da un automobilista a cui avevano fatto una multa.

«Non solo non lo hanno denunciato - scrivono gli investigatori - ma hanno contattato Fiore, riconoscendogli autorità e potere mafioso, per metterlo al corrente del comportamento del trasgressore». Lo chiamano cinque volte e poi si accordano per incontrarsi fuori dalla caserma del comando municipale del quartiere Japigia. Al telefono una delle due vigilesse si sfoga così: «Essere chiamate bocc...nare da una persona che è passata col rosso, senza cintura e tutto il resto... capito?». Fiore risponde: «Ma questo è un mondo di incivili lo sai. Dammi mezz’ora e vengo».
E al telefono la vigilessa «non ha alcuna remora» a spiegargli il motivo di tanta insistenza nel volerlo incontrare: «Ti devo dare solo un nome». Cioè quello del multato. Una condotta «gravissima perché - annota la polizia - rivolgendosi a un esponente del clan Parisi, è consapevole di quello che potrebbe accadere alla persona che ha mancato di rispetto alle due agenti». Poco dopo all’uomo è stata rubata la macchina. Ci sono «buone ragioni per ritenere sia stata una ritorsione per il comportamento irriguardoso» del soggetto verso le due donne.

Che sono state sospese dal servizio e sono indagate per omessa denuncia.

Resta l’Amtab, la municipalizzata controllata dal Comune, il terreno “pubblico” su cui avrebbe attecchito il potere dei clan. Che non solo avrebbero pilotato assunzioni e gestito gli introiti dei parcheggi comunali “lasciando lavorare” gli abusivi durante i grandi eventi. Ma avrebbero anche avuto mani libere di indirizzare le promozioni aziendali, entrando «nelle dinamiche delle decisioni aziendali». Un parente del boss Parisi intercettato parlava così del cugino da sistemare in azienda: «Da me deve passare... io ho detto già mio cugino deve andare a lavorare e mio cugino deve andare a lavorare». Il sindaco Decaro, sul mancato controllo da parte del Comune ha spiegato: «Non è un controllo di polizia o di natura giudiziaria.

Ogni volta che sono emersi elementi sono state fatte le opportune segnalazioni. In questi giorni ho accertato che Michele Emiliano segnalò al Procuratore dell’epoca l’assunzione di parenti di esponenti della criminalità organizzata, Parisi compreso».

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