«Vi dò tutti gli appalti che volete, basta che mi fate fare carriera». Per quanto incredibile possa apparire, a 22 anni di distanza da Tangentopoli, e con gli occhi del mondo e delle Procure puntati addosso agli appalti di Expo, c'è ancora chi riesca a pensare e a dire una cosa simile, e ad agire di conseguenza. Non uno qualunque: Paris, direttore generale per gli appalti dell'esposizione universale milanese dell'anno prossimo. L'uomo chiave del gigantesco affare Expo si vende al migliore offerente. E il migliore offerente è un cartello trasversale dove stanno dentro destra e sinistra, le aziendone del nord est e le coop rosse, le benedizioni vere o presunte di Pier Luigi Bersani e di Silvio Berlusconi. Quattrini e promozioni in cambio di gare truccate. E surreale è che a tirare le fila siano due signori che le fila le tiravano già ai tempi di Tangentopoli: Gianstefano Frigerio e Primo Greganti, il ras della Dc milanese e il «compagno G» della tangente Enimont. Sono loro, per la Procura milanese, i perni della banda lanciata come branco di lupi sugli appalti, e non solo su quelli di Expo. Finiscono tutti in cella all'alba di ieri mattina, nella retata della Dia e della Finanza: Greganti, Frigerio, Paris, il pidiellino ligure Sergio Cattozzo, il costruttore vicentino Enrico Maltauro. Solo l'immunità parlamentare salva (per ora) dall'arresto il senatore di Forza Italia Luigi Grillo.
Associazione a delinquere, corruzione, turbativa d'asta, rivelazione di segreti d'ufficio sono i reati contestati agli arrestati. Un folto gruppo di affaristi che la Procura voleva spedire in galera scampa all'arresto perché il giudice preliminare respinge la richiesta. Tra questi ci sono imprenditori legati alla Lega delle Cooperative, che insieme a Maltauro si spartiva il grosso degli appalti. Il costruttore veneto finisce i galera perché ritenuto organico alla banda, tanto da versare almeno 30mila euro al mese in conto mazzette. Invece per manager rossi come Claudio Levorato, alla testa del colosso Manutencoop sponsorizzato da Greganti, le esigenze cautelari non vengono ritenute sufficienti alle manette. Che l'irruzione della magistratura sulla scena possa demolire l'immagine già traballante dell'esposizione universale, il procuratore Edmondo Bruti Liberati lo nega con forza: «Avremmo danneggiato Expo se non fossimo intervenuti», dice. E racconta, insieme ai pm titolari del fascicolo, come il potere della «cupola degli appalti» nascesse dalle sue relazioni politiche a livello assai alto, e «a 180 gradi, anzi a 360». Quanto poi l'interessamento dei big della politica nazionale fosse reale o millantato è uno dei temi su cui nei prossimi giorni si discuterà a lungo, come dell'esistenza di un «secondo livello» della associazione a delinquere su cui ieri i pm rifiutano di rispondere, lasciando le porte aperte alle ipotesi più ardite. Non tutti gli appalti nel mirino della cupola sono finiti davvero nelle sue grinfie.
Ma gli appetiti erano robusti, e le alleanze poderose e trasversali. Base operativa, il circolo «Tommaso Moro». L'autore dell'Utopia si rivolta: ma anche la sua testa tagliata, in fondo, venne recuperata pagando una tangente.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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