Maroni le canta al grande Mogol: «L'inno lombardo è da riscrivere»

Dopo una dichiarazione spericolata fatta dal governatore della Lombardia di fronte ai giornalisti nella buvette del consiglio regionale, la sua portavoce Isabella Votino è stata costretta a rettificare: «Parlare di bocciatura del testo dell'inno scritto da Mogol è una forzatura. Di cui il presidente si rammarica». Perché la notizia era ghiotta. Roberto Maroni che cestina testo e note composte per celebrare la Lombardia da un maestro come Giulio Repetti, in arte Mogol, non era cosa da poco. Vero è che lo stesso Maroni, seppur dilettante, musicista lo è con il suo organo Hammond suonato nel gruppo dei Distretto 51.

Ma certo, un po' ce ne corre tra le comparsate con la blues band varesina degli ex amici di scuola e il mito della canzone che ha legato il suo nome a un immortale come Lucio Battisti, ma anche a Caterina Caselli (Perdono), Dik Dik (Sognando la California), Equipe 84 (Io ho in mente te), Fausto Leali (A chi), Bobby Solo (Una lacrima sul viso). E ora possiamo immaginare Mogol in attesa degli spartiti con le correzioni. «Lo voglio più inno», si è lamentato Maroni mentre intorno gli sfilavano brioches e cappuccini. Si vedrà.

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