Un passo verso le elezioni anticipate. Dopo che anche i consiglieri del Pdl hanno messo a disposizione le proprie dimissioni, il presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni sancisce la fine della legislatura e apre la fase che porterà la formazione di una nuova Giunta formata da persone esterne alla politica. Nel frattempo, però, lo scontro non sembra affatto calmarsi. All'indomani dell'assedio del Pirellone da parte della sinistra, che manifestava contro la 'ndrangheta e contro il governatore, il segretario della Lega Nord Roberto Maroni scioglie le riserve e svela le proprie mire allo scranno più alto della Regione: "La massima ambizione di un federalista, senza dubbio, è quella di poter governare la propria regione. Per quanto mi riguarda, ne sarei onorato e posso anche dire che sarebbe per me certamente più importante e gratificante che non fare il ministro. Posso dirlo, visto che ministro lo sono già stato tre volte".
"Questa settimana procederò a dar vita a una nuova giunta che sarà completamente rinnovata, di persone esterne alla politica". Prendendo la parola in aula nel Consiglio regionale Lombardo, Formigoni ha comunicato che la legislatura è ormai giunta al termine. Prima di sciogliere il Consiglio regionale per andare alle elezioni, però, il governatore fa sapere che bisogna correggere la legge elettorale, eliminando il listino bloccato. "Si può fare in tempi rapidissimi e nel corso di questa settimana - prosegue - è possibile cambiare la legge eliminando i listini". Poi scatteranno le dimissioni dei consiglieri. Insomma, la Giunta tecnica dovrà traghettare la Lombardia fino alle elezioni regionali che, a detta di Formigoni, dovranno svolgersi nel più breve tempo possibile. Il presidente della Regione ricorda, infatti, che la legge stabilisce la convocazione delle elezioni dai 45 ai 90 giorni dallo scioglimento dell’Assemblea Regionale. "Una regione - spiega - così importante come la nostra non possa rimanere senza un governo pienamente legittimo per un tempo più lungo".
Intanto Maroni scopre le carte e svela i propri interessi sul Pirellone. È un braccio di ferro che sta indebolendo il centrodestra quello che sta andando in scena da quando l'ex assessore alla Casa Domenico Zambetti è stato arrestato per aver comprato i voti dalle cosche della 'ndrangheta. Maroni respinge le accuse di aver stracciato il patto siglato settimana scorssa a Roma con Formigoni e il segretario del Pdl Angelino Alfano. In una intervista al Corriere della Sera, il leader del Carroccio spiega che l'accordo era basato sull'azzeramento dell'attuale giunta, sulla riforma della legge elettorale e sull'approvazione della legge di bilancio entro Natale. "Cose che io torno certamente a sottoscrivere anche ora - spiega - dunque, la Lega non ha rotto alcun patto. Io non ho preso alcun impegno per arrivare al 2015". Poi, però, Maroni ha dovuto fare i conti col malcontento nella base leghista: "La Lega, e io personalmente, non può accettare di stare in una giunta in cui c'è un assessore accusato di aver preso voti dalla 'ndrangheta. La reazione istintiva è quella di rovesciare subito il tavolo. Staccare la spina. Dire basta. È stato il mio istinto, figuriamoci cosa può aver pensato un militante della base". Maroni sembra voler comunque preservare un'esperienza di governo che in Lombardia dura da dieci anni ed evitare di consegnare la Regione alla sinistra. Tuttavia, i vertici del Carroccio vorrebbero dire l'ultima parola sul nome del prossimo presidente della Regione. E proprio Maroni sarebbe disposto a fare un passo avanti: "La massima ambizione di un federalista, senza dubbio, è quella di poter governare la propria Regione. Per quanto mi riguarda, ne sarei onorato, e posso anche dire che sarebbe per me certamente più importante e gratificante che non fare il ministro. Posso dirlo, visto che ministro sono stato già tre volte. Ma è ovvio che non sarà certo questa la condizione per la prosecuzione dell'alleanza. Non è certo una questione personale".
Da parte sua, Formigoni lancia l’ex sindaco di Milano Gabriele Albertini ("Ho grande stima sia nelle sue doti di governo che nella genialità della persona"), che esclude accordi con il Carroccio qualora venisse candidato alla guida della Regione Lombardia. Un braccio di ferro che richiederà la mediazione del Pdl, con cui la Lega non ha intenzione di rompere. Intanto nella giornata di ieri il Pirellone è stato circondato da almeno un migliaio di manifestanti, tra i quali numerosi esponenti lombardi di Pd e Sel.
Alla folla è giunto, accolto da applausi, anche un messaggio del sindaco Giuliano Pisapia: "Come sapete, e lo dico prima di tutto da cittadino lombardo, ho ribadito in più occasioni, e con maggiore forza alcuni giorni fa, che Milano e la Lombardia si dovevano ribellare a un potere ormai morente di cui vediamo ogni giorno gli effetti devastanti - afferma il primo cittadino di Milano - e il fatto che si ipotizzi concretamente che la criminalità organizzata sia riuscita a entrare in profondità nella vita di una istituzione pubblica importante come la Regione non può che suscitare sgomento e preoccupazione".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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