Massimo D'Alema, il nuovo che avanza

Altro che cambiamento. L'Unità pubblica appello e raccolta firme a sostegno del lìder Maximo. BLOG L'autorottamazione di Walter

Massimo D'Alema (Pd)
Massimo D'Alema (Pd)

Il nuovo avanza, il vecchio resiste. Mentre Walter Veltroni dà uno schiaffo alla vecchia guardia democratica annunciando il proprio buen retiro dalla politica, i vertici di via del Nazareno si arroccano sulle proprie posizioni e non danno segno di cedere di un millimetro. Nessuno vuole farsi rottamare. Che sia Matteo Renzi o qualcun altro, i vari Rosy Bindi, Massimo D'Alema, Anna Finocchiaro hanno deciso di resistere all'assalto. I "dinosauri" del Pd non hanno alcuna intenzione a farsi mettere da parte.

Se da una parte la Bindi scende in campo a sostegno del leader Pier Luigi Bersani per tutelarsi dall'avanzata di Renzi, dall'altra spunta una folta lista di esponenti democratici a sostegno di D'Alema che non lascia ma prova a raddoppiare. Basta divisioni e personalismi. Parta dal Sud la sfida per il governo è il titolo di una pagina di "informazione a pagamento" pubblicata oggi sull'Unità e sottoscritta da una lunga lista di politici, imprenditori, esponenti dell’associazionismo e del mondo accademico, che sottolineano come D’Alema sia il "punto di riferimento in questa battaglia". "Il nostro Paese, oggi più che mai ha la necessità di recuperare e riaffermare un legame profondo e diretto dei territori con la politica e con una classe dirigente eletta, capace di interpretare da un lato la forte spinta al nuovo e alle giovani generazioni che i cittadini reclamano, dall’altro lato il bisogno di esperienze e solidità istituzionale e politica che personalità come D’Alema apporterebbero alla sfida di governo che ci attende come centrosinistra", affermano i firmatari dell’appello spiegando che l'Italia non ha bisogno "solo di giudici e giudicati, ma di responsabilità e idee che si confrontano e si alimentano delle esperienze degli uomini e delle donne che hanno un passato, per costruire nuove basi per gli uomini e le donne che hanno un futuro". Come annuncia a nei giorni scorsi Pubblico (leggi l'articolo), le prime cinquecento firme sono già state recapitate sul tavolo di Bersani. E D'Alema? già scalda i motori. "Posso candidarmi - avverte - se il partito mi chiede di farlo".

Ovunque ti giri, insomma, il Pd continua a parlare di cambiamento. Eppure a guardare i volti e le idee messe in campo dai democratici appare subito chiaro che non ci sono grandi novità. L'establishment piddì lo sa e, proprio per questo, teme l'impatto che il sindaco di Firenze potrebbe avere sull'elettorato di centrosinistra - e non solo. Bersani, però, non ci sta a farsi rottamare. Non ancora. "Se si vogliono foglie verdi e nuove, non bisogna tagliare le radici...", ha sottolineato ieri il leader democrat ammonendo Renzi, che nei giorni scorsi aveva lanciato l'invito a tagliare "i rami secchi", che non può essere uno da solo a decidere quali sono i rami secchi da potare: "Non ci piace questa favola del solito uomo solo al comando...". Il problema è che la decisione di Veltroni di fare un passo indietro (per dedicarsi alla letteratura?) rischia di rompere gli equilibri del partito.

"Finalmente qualcuno ha mostrato maturità e si è reso conto della sensibilità che c’è in questo momento nel paese verso un rinnovamento forte, anche nel centrosinistra", ha commentato Debora Serracchiani, negli studi di Omnibus su La7, spiegando che "si può fare politica ed essere autorevoli anche senza avere un incarico istituzionale". D'altra parte, Renzi è ottimista: "Sono sicuro che Veltroni non sarà l’unico a fare questo passo...".

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