L'omicidio di Giulia Cecchettin ha sconvolto l'Italia e rimesso al centro del dibattito pubblico il tema dei femminicidi e del patriarcato. Per la rubrica Il bianco e il nero abbiamo interpellato le deputate Augusta Montaruli (FdI) ed Elisabetta Piccolotti (Avs).
È tutta colpa del patriarcato?
Montaruli: "Nelle premesse io ritengo che si debbano rispettare le parole dei familiari di Giulia, per il dolore estremo davanti alla perdita di questa ragazza uccisa barbaramente. Le loro parole vanno accolte come stimolo da noi tutti e non come occasione di polemica. In tal senso patriarcato o no esiste un problema culturale nella nostra società da cui non ci si può sottrarre e che ci pone la sfida più grande: serve un impegno collettivo più ampio da cui nessuno è esente e che deve aggiungersi ad una legge, così importante e necessaria, come quella voluta come governo Meloni e approvata all'unanimità dal Parlamento".
Piccolotti: "La società patriarcale è quella in cui gli uomini detengono un potere sulle donne. È un sistema sociale e culturale in cui siamo vissute per secoli. Ancora oggi, nonostante il femminismo dagli anni ‘70 abbia prodotto incredibili cambiamenti, le donne devono misurarsi con la pretesa di molti uomini maschio di possederle, determinare le loro scelte, affidare loro tutto il lavoro di cura nella famiglia. La società italiana si sta liberando dal patriarcato ma non ne è ancora libera. La violenza di genere e i femminicidi sono la deriva più tragica della visione patriarcale della società. Si tratta certo di crimini individuali, ma sono crimini profondamente connessi al sistema culturale in cui siamo immersi. La frustrazione di questi uomini - ti uccido se mi lasci - deriva dall’idea che un uomo che non controlla la propria donna sia un uomo umiliato e intollerabilmente ferito nella sua dignità. Non si tratta infatti dell’eccezionalità di singole personalità criminali, non parliamo di un caso su un milione, parliamo di decine di migliaia di donne molestate, violentate o uccise ogni anno".
Gli uomini hanno davvero qualcosa di cui scusarsi?
Montaruli: "Tutti, in quanto parte della società, abbiamo il dovere di non sentirci fuori da responsabilità per il modello culturale che proponiamo e che diventa l’ambiente in cui crescono le nuove generazioni. Starei attenta però a colpevolizzare tutti gli uomini. Il femminicidio si abbatte non solo contro chi è il carnefice, ma anche contro chi non ha voluto mai diventarlo. Guardo a tanti uomini con ammirazione. Il padre di Giulia sia un esempio per tutti".
Piccolotti: "Le scuse servono a poco anche se gli uomini avrebbero molto da farsi perdonare. Più che scusarsi hanno l’occasione di migliorare se stessi e disegnare un modo nuovo di essere uomini dopo la fine del patriarcato. Possono anche cambiare stato delle cose nella società del futuro, insegnando ai loro figli maschi che le donne sono libere, sempre e comunque. E il miglior insegnamento è dare loro l’esempio".
Cosa ne pensa della risposta della Meloni alla Gruber?
Montaruli: "Doverosa per riportare tutti alla realtà. Utilizzare da presentatrice un assassinio per andare contro il governo è già di per sé grave. Accusare la prima donna premier addirittura di patriarcato è ridicolo. Forse guardando Giorgia Meloni alcune donne provano un senso di frustrazione, anziché felicità per una strada finalmente aperta non per una parte ma per tutte".
Piccolotti: "Ho trovato nella risposta di Giorgia Meloni a Lilli Gruber tutta la sua protervia e il suo scarsissimo spirito di accettazione delle critiche. Meloni vive in un costante vittimismo rispetto a tutti coloro che hanno qualcosa da dire sul suo operato, una disperata ricerca del nemico da combattere. Funzionava forse all’opposizione ma adesso è al Governo e se non vuole essere tacciata di cultura patriarcale faccia leggi che aiutino le donne ad emanciparsi, ad avere stipendi più alti, a dare servizi che alleggeriscano il ruolo di cura della famiglia a cui molto spesso sono relegate. Il Governo Meloni ha tagliato del 70% i fondi per la prevenzione alla violenza di genere, un Governo guidato da una donna che legifera contro le donne".
La nomina di Amadori è stata inopportuna?
Montaruli: "Non ho letto il suo libro per cui è scoppiata la polemica, lo farò sicuramente. Rispetto ai consulenti in generale tutti sono utili, nessuno è indispensabile. Tanto meno può essere scalfita la validità della proposta del Governo".
Piccolotti: "Affidare a un qualsiasi ruolo istituzionale ad un uomo che discetta di guerra tra i sessi, che parla di cattiveria delle donne, che ha scritto un libro che passa dal superficiale al complottismo non è solo inopportuno, è anche pericoloso. Su quel progetto non servono consulenti: serve un grande ascolto corale delle associazioni di donne".
Le leggi attuali bastano oppure serve una legge ad hoc sull'educazione affettiva?
Montaruli: "Il provvedimento al vaglio delle Camere è indispensabile, ma come già detto la migliore delle leggi non può sopperire all’ignoranza che sta dietro alla violenza e che può essere colmata solo da una presa di coscienza collettiva e modelli educativi fondati su valori profondi. *Parlo della libertà di scelta delle donne, dell’amore che impone cura del benessere per il prossimo e non la prevaricazione. Infine anche l’accettazione che la tua fidanzata sia più brava di te".
Piccolotti: "Decisamente sì, a partire dalle scuole primarie. Mi pare che ci siano delle aperture in questo senso anche da parte della maggioranza.
Il terribile femminicidio di Giulia Cecchettin ha scosso il Paese. Facciamo nascere da questo orribile delitto qualcosa di buono. Basta con i progetti extracurricolari e sporadici: la violenza è strutturale, rendiamo strutturali anche le azioni per cambiare la cultura del Paese".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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