Il mercato delle poltrone del Pd. Se Letta se ne va gli diamo l'Economia

Ormai manca poco: nel pomeriggio sapremo come andrà a finire in casa Pd, dove si riunisce la direzione nazionale. Il nuovo governo Renzi vedrà la luce? Letta si farà davvero da parte? E in cambio di cosa? Intanto il premier ha annunciato che non si presenterà in direzione: "Decidete con serenità". Direzione Pd: guarda la diretta

Il mercato delle poltrone del Pd. Se Letta se ne va gli diamo l'Economia

Il mercato delle poltrone procede a passo spedito, nonostante le smentite. Le voci di corridoio, però, trapelano. E mostrano un quadretto assai poco esaltante: io ti do questo ministero se tu mi dai quello. Il giochino va avanti a ritmo serrato, senza tenere minimamente conto dello stato di grave crisi del Paese e della regola base della democrazia: a decidere il governo sono gli elettori. Qui, invece, siamo tornati all'anno zero della Prima Repubblica. Le segreterie dei partiti, anzi le correnti, fanno il bello e cattivo tempo. E' questo il famigerato e profumato nuovo che ha rottamato il vecchio marciume della politica?

L'ultimissima mediazione per evitare la resa dei conti nella direzione del Pd, in programma oggi, vede impegnati il portavoce della segreteria Pd, Lorenzo Guerini, e i capogruppo Luigi Zanda e Roberto Speranza. I due avrebbero spiegato al premier che Renzi è pronto a far suo "Piano Italia" (programma di governo presentato mercoledi sera da Letta, ndr), se il capo del governo lascia la poltrona e accetta in cambio il ministero dell’Economia. Dopo poco dall'incontro il Pd smentisce tutto: "In merito ad alcune ricostruzioni dell’incontro di questa mattina tra la delegazione del Partito democratico e il presidente del Consiglio, l’ufficio stampa del Partito democratico smentisce che sia stata fatta alcuna offerta di posizione o dicastero al premier".

Intanto però Enrico Letta ha annunciato che non prenderà parte alla direzione del Partito Democratico: "Carissimi, penso che, in una giornata importante come questa, sia fondamentale che la discussione si sviluppi, e le decisioni conseguenti siano assunte, con la massima serenità e trasparenza. Per questo preferisco aspettare a Palazzo Chigi le determinazioni che verranno prese, in modo che tutti in Direzione si sentano liberi di esprimere valutazioni ed esplicitare le decisioni che ritengono opportune", ha scritto il premier in una lettera inviata alla direzione.

Giuseppe Civati, ex candidato alla segreteria Pd, chiede il parere degli elettori e sul proprio sito (www.civati.it) lancia un sondaggio: "#staffettasì o #staffettano". "Alla partecipazione - spiega il deputato -si sono sostituiti i giochi tra poteri forti che, a quanto pare, ignorano la necessità di un mandato elettorale per governare. Noi vogliamo sapere come la pensano gli elettori, non estrometterli per l'ennesima volta dalle decisioni". In migliaia hanno già dato risposta. A breve i risultati.

Ma vediamo cosa bolle in pentola in casa Pd (e non solo, visto che il governo è pur sempre di coalizione) e diamo un'occhiata al cosiddetto totonomine.

Secondo le ultime indiscrezioni all'Economia potrebbe andare Lucrezia Reichlin, candidata al ruolo di vicegovernatore della Banca d'Inghilterra. Ovviamente l'ipotesi resta in pista solo nel caso in cui Letta non accetti il dicastero di Saccomanni. Per il Tesoro si fa il nome anche di Tito Boeri. Graziano Delrio, fedelissimo di Renzi e al momento agli Affari regionali, andrebbe ad occupare il delicato ruolo di sottosegretario alla presidenza del Consiglio oppure al ministero degli Interni. Alla Giustizia al posto della Cancellieri circola il nome del vicepresidente del Csm Michele Vietti. L'unico nome dato per certo (o quasi) è quello di Maria Elena Boschi, altra fedelissima del segretario Pd, alle Riforme. Al Lavoro un ex sindacalista di peso, Guglielmo Epifani (già reggente Pd nel dopo Bersani). Il Nuovo centrodestra subirebbe il maggior taglio, passando da cinque a due ministeri: resterebbe in sella Alfano, come vicepremier (ma non più agli Interni), Lupi e Lorenzin, rispettivamente ai Trasporti e alla Salute.

Caustica la dichiarazione di Flavio Zanonato, ministro dello Sviluppo Economico: "Tutti i governi hanno una scadenza, solo le dittature pretendono di durare

all’infinito". Così ha risposto, a margine di una conferenza stampa, ai giornalisti che gli domandavano le prospettive dell’esecutivo. "Tutti siamo a scadenza - ha ribadito - la natura ci ha previsto a scadenza".

Direzione nazionale Pd: guarda la diretta

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