Per un curioso incrocio del caso, sono due istantanee scattate al Senato nel pomeriggio a raccontare il dietro le quinte della mattinata di passione che si è appena consumata alla Camera, dove la commissione Bilancio ha prima deciso di tirare fuori dal freezer il trattato di ratifica del Mes e poi lo ha bocciato in Aula. Un`accelerazione voluta in prima persona da Giorgia Meloni e decisa mercoledì pomeriggio, proprio mentre il ministro dell`Economia, Giancarlo Giorgetti, collegato in videoconferenza alla riunione dell`Ecofin, metteva fine alle resistenze italiane e dava il via libera al Patto di stabilità.
Una tempistica che parla chiaro. Esattamente come Claudio Borghi, il senatore della Lega che da sempre è tra i più accesi oppositori del Mes. È sua la prima fotografia della giornata. A pochi metri dal portone d`ingresso di Palazzo Madama (lato San Luigi dei Francesi), l`economista teorico della sovranità monetaria non nasconde infatti la sua soddisfazione. Condivisa, proprio ieri, con Meloni. «In questi giorni ci siamo sentiti più volte per questa storia e lo abbiamo fatto anche oggi per congratularci a vicenda della bocciatura del Mes», racconta Borghi mentre lo ascolta anche il deputato azzurro Roberto Pella. Il leghista dice che la premier «non è mai stata favorevole al Mes», anche se «l`altro giorno ha provato a dirci di emendare la ratifica» ma «noi avremmo comunque votato "no"». Secondo Borghi, però, la posizione fermamente contraria di Matteo Salvini non ha condizionato le scelte di Meloni. «Giorgia mi ha detto che ha dovuto tergiversare per ragioni d`opportunità, per le diecimila pressioni che aveva, perché tutti dicevano che non poteva sedersi al tavolo di Bruxelles tirando subito un ceffone. Ma sapeva bene che il Salva-Stati è la mela di Biancaneve». Poi, «c`era da decidere se bocciare il Patto o il Mes», perché «entrambe le cose non si poteva» e «abbiamo scelto quella che faceva più danno all`Italia».
Insomma, mentre Giorgetti rassicurava Bruxelles sulla ratifica del Mes (ancora mercoledì il Mef si raccomandava alla Camera per un via libera) il resto della maggioranza era decisamente su altre posizioni. Compreso il suo partito e il suo segretario Salvini, tra i primi a intestarsi il «no» al Mes. Non a caso, la seconda istantanea dal Senato racconta di un ministro dell`Economia «furibondo» (così lo definiscono due senatori che lo hanno sentito), tanto che dopo aver inizialmente detto «sì» alla convocazione della pattuglia ministeriale a Palazzo Madama per i voti sulle tabelle della manovra, ci ripensa. D`altra parte, sarebbe stato complicato entrare al Senato e arrivare in Aula senza rispondere alle inevitabili domande dei giornalisti. Lo fa per lui il capogruppo della Lega in Senato, Massimiliano Romeo: «Giorgetti sfiduciato? Chi lo pensa è male informato».
Anche perché la linea di Palazzo Chigi è chiara: «Il governo si era rimesso al Parlamento e prende atto del voto della Camera, scelta che può essere l`occasione per una riflessione su nuove ed eventuali modifiche».
Un approccio prudente e non conflittuale, anche se è evidente che la decisione è in primo luogo di Meloni. D`altra parte, spiega il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giovanbattista Fazzolari, «all`Italia il salvabanche non serve» e «non ne abbiamo bisogno» per «salvare banche in difficoltà di altri Stati».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.