Roma - Presidente Renata Polverini, come ogni anno un esponente di centrodestra nel giorno della Liberazione si trova davanti al solito dilemma: partecipare alle manifestazioni ed essere contestato. Non partecipare. Ed essere contestato.
«Purtroppo la sua fotografia è corretta e dispiace davvero che sia così. Io, come accaduto ad esempio al sindaco Moratti, ho vissuto sulla mia pelle questa situazione due anni fa, quando partecipai alla manifestazione a Porta San Paolo a Roma. Successe di tutto. Venni bersagliata da lanci di uova e di frutta e a farne le spese fu anche il presidente Zingaretti che si trovava vicino a me e venne colpito».
Lei come si è regolata quest’anno?
«Ho partecipato con il presidente del Consiglio Mario Monti, con il sindaco Alemanno e il presidente Zingaretti alla visita alle Fosse Ardeatine e questa sera festeggerò con la comunità ebraica».
Alla fine, invece, ha rinunciato al corteo dell’Anpi...
«Sì, con tristezza e amarezza. Ringrazio l’Anpi per l’invito e per avermi in qualche modo fatto capire che non era opportuna una mia presenza, perché il corteo rischiava di diventare violento».
Non se l’è sentita di rischiare?
«Ho fatto tutto il possibile. Ho mandato alcuni miei collaboratori a monitorare la situazione e mi hanno detto che sono partiti cori il più garbato dei quali era “Polverini fascista”. Mi sono tenuta in costante contatto con il prefetto e il questore. È stata ipotizzata la possibilità di mettermi a disposizione una scorta rafforzata, ma a quel punto ho ritenuto che fosse meglio per tutti rinunciare e che non ci fosse clima di serenità necessario per unirmi al corteo».
Siamo nell’anno 2012. Si potrà mai celebrare questa festa in un modo civile o ci sarà sempre l’interesse da parte di qualcuno a creare il conflitto?
«Purtroppo, malgrado gli appelli all’unità del presidente della Repubblica, mi pare che continui a essere un sogno ancora irrealizzabile nel nostro Paese. Voglio, però sottolineare l’impegno del capo dello Stato. Mi ero appellata a lui dopo aver compreso che il clima si stava esacerbando e lui, correttamente, ha invitato le istituzioni romane e laziali al Quirinale insieme alle associazioni degli ex combattenti e dei partigiani».
I centri sociali e la sinistra estrema sono quasi sempre i veri registi delle contestazioni. Non ritiene che ci sia una timidezza di fondo da parte della sinistra moderata nel condannare questi fenomeni di intolleranza?
«Sicuramente. Devo dire, però, che quest’anno ho molto apprezzato il fatto che alcune organizzazioni sindacali si siano dette disposte a proteggermi in caso di mia partecipazione. Così come voglio ringraziare Zingaretti per aver deciso anche lui di non andare al corteo del 25 aprile. Tutti, però, dovrebbero prendere le distanze da questi fenomeni e dovrebbero farlo con maggiore convinzione. Dovrebbero capire che rompere questo stato di assedio è nell’interesse di tutti».
Lei considera l’antifascismo un valore fondante della democrazia italiana?
«Assolutamente sì».
Si considera una antifascista?
«Ma certo. Non ho mai militato in un movimento che si richiamasse al fascismo e ho una storia familiare e personale che lo dimostra. Mi sono unita come tutti gli italiani a chi ha visto il fascismo come il peggior momento vissuto dalla storia italiana. È stato il male assoluto. Qualunque totalitarismo genera soltanto il male. E quelli che mi hanno impedito di partecipare al corteo hanno avuto comportamenti fascisti. Vorrei sapere se qualcuno considera democratiche quelle persone».
Perché in Italia il 25 aprile si trasforma nel perenne specchio di divisioni?
«È un retaggio che viene da lontano e si è inasprito negli anni ’70. La Francia, ad esempio, è riuscita ad andare oltre e a ritrovarsi in una storia e in una memoria condivisa. Bisogna fare di tutto per spiegare quanto sia triste definire la propria identità in funzione dell’odio verso l’altro.
L’auspicio è quello di essere capaci, dal prossimo anno, come istituzioni del territorio, di organizzare un momento di celebrazione dove tutti possano partecipare in piena libertà, nel rispetto della democrazia, senza che una giornata di festa venga puntualmente rovinata».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.