È stato presentato a Roma il rapporto realizzato dal Centro studi e ricerche Idos in collaborazione con il Centro studi confronti e l'Istituto di studi politici S.Pio V,c he fotografa la situazione delle migrazioni nel nostro Paese. Dal rapporto emerge che ponendo l'accento esclusivamente sui migranti residenti, quindi quelli regolarmente provvisti di documenti, nell'ultimo anno c'è stato un incremento generalizzato nel Paese. Sono esclusi i migranti senza residenza, irregolari sul territorio italiano. La regione con maggiore incidenza è l'Emilia Romagna, dove al primo gennaio 2024 i cittadini stranieri residenti erano 575.476, ossia il 12,9% della popolazione complessiva della regione, in aumento di 6.600 unità rispetto all'anno precedente. Considerando esclusivamente i residenti extra-europei si arriva a un'incidenza del 10%.
Il trend dell'Emilia Romagna rispecchia quello a livello nazionale, che ha registrato un lieve aumento arrivando a oltre 5,3 milioni di residenti, corrispondenti al 9% della popolazione. Con un'incidenza lievemente inferiore rispetto all'Emilia Romagna c'è la Lombardia, dove gli stranieri residenti rappresentano il 12,1% del totale della popolazione. Gli stranieri residenti sono in aumento anche in Molise, dove c'è stata una crescita dello 0,8% fino ad arrivare al 4,8%. Una crescita numerica che si accompagna anche a un aumento dei permessi di soggiorno per protezione internazionale, passati da 2.621 a 2.875. Fenomeno simile anche in Calabria, dove l'incidenza sul totale dei residenti è del 5,6%. Anche questa regione, così come il Molise, viene considerato per la maggior parte dei migranti un luogo di transito per raggiungere altre regioni più a nord. Come la Lombardia, per esempio, dove l'incidenza è del 12,1%. Qui vivono 1milione e 200mila stranieri, il 22% del totale nazionale, di cui solo il 36% sono di origine europea.
La comunità rumena, a livello italiano, è quella più rappresentata, con grandi comunità in tutte le regioni. Seguono, poi, le comunità nord-africane. Nel suo rapporto, poi, Idos mette un focus anche sul fenomeno delle Ong, criticando la gestione italiana. Sottolinea come solo il 6% delle persone arrivate in Italia sia stato portato dalle Ong, "a riprova di quanto mendace sia la connotazione, loro attribuita, di pull factor". Ma in realtà l'abbassamento della percentuale di migranti trasportati dalle Ong è da attribuire alle politiche del governo, che ne hanno ridotto la permanenza in mare. La limitazione della definizione di pull-factor al solo numero di migranti sbarcati è fallace, perché non considera quanti partono convinti che ci siano le navi senza essere da queste recuperati.
E ponendo l'accento su quanti sono stati recuperati dalla Guardia costiera, 100mila, mettendo quindi sullo stesso piano Ong e corpo militare dello Stato, nel report si aggiunge che "oltre 1.000 sbarchi sono stati classificati come operazioni di polizia invece che come eventi di soccorso, causando confusione, ritardi ed esiti nefasti, come accaduto nel naufragio di Cutro". Un'accusa nemmeno troppo velata alla Guardia costiera e alla Guardia di finanza che sono costantemente in mare per il recupero dei migranti.
Quindi, per completare l'atto accusatorio dell'Italia a supporto delle Ong, nel report si evidenzia che tra il 2023 e il 2024 "sono stati imposti alle navi civili umanitarie 21 fermi e 446 giornate di inattività complessive, diminuendone lentamente le capacità di monitoraggio e soccorso". E che, nel 2023, le Ong "a causa dell'assegnazione di porti lontani, hanno dovuto percorrere un totale di 154.538 chilometri, tre volte e mezzo il giro del mondo".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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