Continuano i passaggi nel Mediterraneo delle Ong, che viste le poche partenze dalla Libia dell'ultimo periodo hanno deciso di cambiare area operativa. La maggior parte di queste, infatti, ora si sposta tra Lampedusa e la Tunisia, con la certezza di riuscire a prendere qualcuno a bordo da portare in Italia. Così sta facendo Aita Mari, vecchio peschereccio dell'organizzazione Maydayterraneo, che in questo momento si trova in navigazione verso un porto italiano, quello di Genova, con a bordo poco più di 60 persone. Con il decreto Piantedosi non sarebbe più una novità l'assegnazione di un porto non meridionale ma c'è un elemento nuovo in questa vicenda, che smonta ulteriormente i piani delle Ong.
Dall'introduzione del decreto Piantedosi, infatti, le organizzazioni non governative hanno escogitato un sistema per aggirare l’assegnazione di porti lontani, mettendo in mare barche di piccole dimensioni. Accanto alle solite navi da centinaia di metri, sono comparsi motoscafi, pescherecci e barche a vela. Si è trattato di un modo per far pressione sul governo per ottenere porti a Lampedusa o, al più, in Sicilia. Ma ora questa strategia sembra non funzionare più, perché all'Aita Mari, che ha sempre beneficiato di porti siciliani, che fanno risparmiare tempo e, soprattutto, denaro alle Ong, è stato assegnato il porto del capoluogo ligure.
D'altronde, se queste imbarcazioni hanno la capacità di navigare in mare aperto nel Mediterraneo, possono risalire le coste italiane per attraccare in un porto deciso dal governo secondo le proprie necessità. "L'Italia ci ha assegnato il porto di Genova, distante circa 900 km. È la prima volta che danno un porto così lontano ad una nave della nostra lunghezza. C'è anche una previsione di onde di 2 metri in quella zona. E, soprattutto, va contro il diritto marittimo internazionale", scrive la Ong. Una frase, quest'ultima, sconfessata a più riprese dal Tar del Lazio che tramite i ricorsi intrapresi da altre organizzazioni ha ribadito la piena legittimità delle autorità italiane a decidere il porto in base a criteri che non devono essere giustificati, né tanto meno decisi, dalle organizzazioni dei migranti.
Si apre, quindi, un nuovo fronte sul contrasto alle Ong.
La "strategia delle navi piccole" non vale più e ora, al netto di qualche eccezione, anche le imbarcazioni di dimensioni ridotte dovranno mettere in conto di sbarcare in porti non siciliani. L'alternativa esiste, e sono gli altri Paesi che si affacciano nel Mediterraneo, tra i quali Malta. Se alle Ong le regole italiane non stanno bene, possono andare a bussare ad altre porte.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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