La Apostolico continua la "guerra" al governo: liberati altri quattro immigrati

Il giudice di Catania colpisce ancora: liberati altri quattro stranieri con cittadinanza tunisina dal Cpr di Pozzallo

La Apostolico continua la "guerra" al governo: liberati altri quattro immigrati
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Ancora un decreto pro-migranti dal giudice Iolanda Apostolico, che dopo essersi chiusa in camera di consiglio ha deciso di non convalidare i trattenimenti nel Cpr di Pozzallo disposti dal questore di Ragusa nei confronti di quattro migranti tunisini. Una sentenza che, a grandi linee, sembra ricalcare in toto quella di fine settembre con la disapplicazione del decreto Cutro. La procura di Catania, con le decisioni dei suoi giudici della sezione Immigrazione, sembra aver lanciato una sfida al governo, che non si esclude possa ricorrere anche contro questa decisione, così come ha già annunciato che farà per la precedente sentenza di Apostolico. Il gruppo di Catania sembra essere compatto, come dimostra anche la sentenza del giudice Rosario Maria Annibale Cupri.

Il richiedente, scrive Apostolico, "non può essere trattenuto al solo fine di esaminare la sua domanda e, come già affermato da precedenti decisioni di questo tribunale, il trattenimento di un richiedente protezione internazionale per le direttive europee, costituendo una misura di privazione della libertà personale, è legittimamente realizzabile soltanto in presenza delle condizioni giustificative previste dalla legge". Il giudice ribadisce, inoltre, come già scritto in altre ordinanze, che lo status di richiedente asilo si assume con la manifestazione della volontà di invocare la protezione. Nei quattro casi trattati tale volontà pare sia stata espressa a Lampedusa e a Pozzallo ci sarebbe stata solamente una replica quindi, per il giudice, la cosiddetta "procedura di frontiera" non può trovare applicazione e il trattenimento decade.

Ma non solo, perché in questa sentenza Apostolico ritiene che la norma del decreto Cutro, che prevede il pagamento di una somma a garanzia come mezzo per evitare il trattenimento, è "incompatibile con la direttiva Ue del 2013". Una incompatibilità non in senso assoluto ma in base a una precedente interpretazione della giurisprudenza, secondo la quale "il trattenimento può avere luogo soltanto ove necessario, sulla base di una valutazione caso per caso, salvo che non siano applicabili efficacemente misure alternative meno coercitive".

Questa sentenza arriva nel mezzo di una discussione che mette in dubbio l'imparzialità del giudice.

Infatti, mentre da sinistra si tenta di spostare il focus sull'origine del video che la ritrae in piazza in una manifestazione pro-migranti e contro Salvini, il punto focale della questione resta uno. In base al nostro ordinamento, in giudice deve essere imparziale ma anche apparire come tale: in assenza viene a mancare il presupposto stesso della fiducia.

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