Da coniatore provetto di slogan, Matteo Renzi ha battezzato quella di ieri la giornata della «Svolta buona», tra Italicum approvato e piano di riforme economiche annunciato. E a dire il vero una piccola svolta c'è stata, in 24 ore, anche nel suo partito: la brillante performance del premier dopo il Consiglio dei ministri ha finito per depotenziare non poco il clima da rivolta interna che si respirava ieri tra i parlamentari del Pd reduci dal soffertissimo voto dell'Italicum. «Così va a sbattere presto», era il commento più diffuso, nelle file del redivivo fronte anti-renziano. Aria pesante, alimentata anche da un'aspra intervista rilasciata da Renzi a Repubblica: «Si è cercata un'operazione politica per dire che non controllavo il Pd. Usando il voto segreto, qualcuno ha tentato la rivincita cercando di farmi fuori, e ha perso». Sull'Italicum, il premier ha voluto fare una prova di forza, con il no anche al compromesso sulle quote rosa, per dimostrare che «i numeri ce li abbiamo noi». Prova di forza finita bene per lui, visto che la legge elettorale passa con qualche defezione annunciata, certo (i lettiani, compreso Enrico Letta, la Bindi, un paio di pasdaran bersaniani) ma «meno che fisiologica», come sottolinea il capogruppo Speranza, sebbene si lasci dietro strascichi pesanti. E un crescente pressing perché al Senato la legge venga cambiata, da Bersani a Cuperlo al lettiano Russo, fino allo stesso Speranza: «Sulle quote rosa non consentiremo che nessun accordo ci fermi».
A Montecitorio ieri si susseguivano incontri e conciliaboli, l'ex segretario Pier Luigi Bersani convocava a colloquio esponenti della sinistra Pd, da Cuperlo a Marantelli. Poi si è spostato al Senato, prossima tappa della legge elettorale, per un tête-à-tête con il capogruppo Luigi Zanda, e ha rilasciato dichiarazioni poco tenere sul premier («Ho salvato il cervello per un pelo, non voglio consegnarlo adesso: mi si lasci libertà di pensiero»), negando però di voler fare la fronda contro di lui: «Sento parlare di complotti. Potrà apparire strano a Renzi ma c'è gente che non sa cosa vogliano dire i complotti». Nessuna intenzione di mettersi alla testa dell'opposizione a Renzi, Bersani lo assicura anche ai suoi interlocutori: «Non ho rancori, e non mi piace che mi si cucia addosso un atteggiamento che non avrei mai». Ma è inevitabile che il ritorno sulla scena politica dell'ex leader faccia da magnete per i malcontenti interni. Le sue perplessità sul presidente del Consiglio Bersani non le nasconde: «Puoi anche essere il più grande comunicatore del mondo, ma devi avere i contenuti, se no non vai da nessuna parte. Renzi è arrivato dove voleva, ora sia paziente».
A sera, il clima era improvvisamente cambiato. Un gruppo di deputati Pd, in gran parte della sinistra dalemian-bersaniana, era raccolto davanti al televisore acceso, in un corridoio di Montecitorio, per seguire in diretta la conferenza stampa di Matteo Renzi da Palazzo Chigi. Risate e battute iniziali per l'annuncio delle autoblù da vendere su eBay e sulle slide a colori con disegnini e titoli sbarazzini, poi però è calato un silenzio attento. E alla fine il giudizio più positivo e inaspettato lo esprime proprio Cuperlo, già sfidante di Renzi alle primarie: «Ottime proposte. Alcune stavano anche nel mio programma delle primarie, quindi non potrei essere più d'accordo».
Poi con una battuta: «Stasera telefono ai miei elettori e gli faccio notare che hanno fatto bene a votarmi, abbiamo ottenuto il risultato». Verdetto positivo anche dal giovane turco Enzo Amendola: «Bravissimo. E anche molto di sinistra, in modo intelligente: non vedo come qualcuno nel Pd possa essere contrario a queste proposte».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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