"La modalità con cui è ipotizzato il licenziamento economico potrebbe rivelarsi infausta". La Cei affida alle parole di monsignor Giancarlo Bregantini, capo-commissione per il Lavoro, il commento alla riforma sul lavoro in via di definizione.
L'arcivescovo, dalle pagine di Famiglia Cristiana, fa presente il rischio di portare il Paese a "un clima di paura generalizzata", data dal fatto che "nemmeno il giudice" avrà il diritto di intervenire sulla questione dei licenziamenti legati a motivi economici.
Bregantini si dice comunque felice del fatto "che i licenziamenti discriminatori vengano contemplati per tutti, anche nelle aziende con meno di 15 dipendenti", fattore che giudica assolutamente positivo, come lo è "anche la triplice distinzione dei licenziamenti in discriminatori, economici e disciplinari".
Se Bregantini è piuttosto tiepido sulla riforma in materia di licenziamenti, è altrettanto critico nel ragionare sulle tempistiche dei lavori. "Ci voleva un pò più di tempo per mettere in atto una riforma così importante", commenta, sottolineando come la fretta non fosse necessaria e come anche le parole del premier Monti, che ha definito chiusa la questione, siano state affrettate. E attacca: "Si poteva dire: la questione è posta, ora dialoghiamo, nelle fabbriche, negli uffici, in Parlamento, nella società civile, perchè il lavoro è il tema cruciale del nostro Paese".
Il presidente della Commissione Cei per il lavoro tende anche una mano alla Cgil. "Lasciarli fuori", sottolinea, "sarebbe una perdita di speranza notevole, un grave errore, quasi che il primo sindacato italiano per numero di iscritti non sia una cosa preziosa per una riforma del lavoro". Il rischio, spiega, è che "questa parte sociale, con i suoi milioni di iscritti, resti disillusa, arrabbiata, ripiegata su atteggiamenti difensivi".
Bregantini rivolge un invito affinché il lavoratore non sia trattato come una merce, "un prodotto da dismettere per motivi di bilancio". Il rischio è che "l'aspetto tecnico" diventi "prevalente sull'aspetto etico. Leone XIII lo scrisse nella pietra miliare del cattolicesimo sociale, emanata nel 1891, più di un secolo fa".
Infine un commento anche sul tema
dell'articolo 18. "Bisogna fare in modo di vincere la precarietà, non di aumentarla", spiega Bregantini. Motivo per il quale "l'articolo 18 non va tagliato, ma esteso come elemento di dignità".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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