Roma - Casini sempre più nervoso. L'Udc è ai minimi storici; il partito perde pezzi; e con Monti sono scintille. Casini ce l'ha un po' con tutti ma soprattutto con il Professore. Trapelano notizie che il premier stia trescando con Bersani e il leader dell'Udc va su tutte le furie. «A me non risulta», dice in privato coi nervi a fior di pelle. Poi, dopo telefonate roventi, la twittata che è più uno sfogo che altro: «Non c'è nessun accordo tra Bersani e Monti». In realtà i canali tra il premier dimissionario e il segretario del Pd non si sono mai chiusi. Si discute anche perché i sondaggi sono pessimi e lo spettro di una non vittoria al Senato si avvicina. Ecco che, però, Casini ha il terrore di essere spinto verso la sinistra estrema. «Io e Vendola non possiamo sedere in un governo insieme», si affretta a cinguettare il leader dell'Udc. Il quale continua a ripeterlo: «Dobbiamo convincere l'elettorato moderato, quelli che votavano Berlusconi. Non possiamo inseguire Bersani, Sel e la Camusso». Ma Monti, che per altro ha la grana di non aver avuto ancora la meglio sulla lista civetta, non è un Cesa qualsiasi ed è autonomo nella strategia. Così, tesse la sua tela.
Altro motivo di malumore del centrista sono i sondaggi che piombano quotidianamente in via dei Due Macelli. Come coalizione, il rassemblement di Monti & C. non sfonda: 13,7 per cento. Poca roba. Ma soprattutto è in discesa. Non solo. Il dato peggiore è che Scelta Civica di Monti (dato all'8,6 per cento), succhia sangue proprio a Casini il cui peso è precipitato verso il 4,1 per cento. Del tutto irrilevante Fini. Insomma, il partito di Monti, invece di essere un jolly, sta cannibalizzando proprio l'Udc.
Casini, tuttavia, un po' se l'è andata a cercare. Immerso nelle sabbie mobili delle liste, il leader dell'Udc ha sfornato candidature che sono un inno alla casta e alla parentopoli più spinta. Correranno sotto il suo simbolo, infatti, la cognata, il quasi genero, il marito della portavoce, il nipote di De Mita e una pattuglia di figli di parlamentari. Da qui il sarcasmo su Facebook, Twitter e altre community: «Si vede che Casini tiene molto alla famiglia» è il commento più benevolo. Malumori per la strategia politica e per le molte esclusioni si aggiungono ai malpancisti usciti allo scoperto. Cinquantacinque amministratori dell'Udc di Napoli e provincia hanno detto addio al partito: tutti passati nelle fila del Pdl. Consiglieri provinciali, assessori e sindaci hanno abbandonato la zattera casiniana, in polemica sulla composizione delle liste elettorali, ma soprattutto per dire no alla candidatura di Monti, l'uomo delle tasse e dei tagli indiscriminati.
Non solo: a Catania c'è fibrillazione perché in Sicilia orientale s'è deciso di premiare uomini che fino a ieri
stavano con Raffaele Lombardo. Un nome su tutti: il senatore uscente Giovanni Pistorio. E anche in Sicilia, quindi, la tensione sale alle stelle. In maniera indirettamente proporzionale al consenso del partito nei sondaggi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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