Mps, perquisito il nuovo Cda E ora spunta un "dalemiano"

La Finanza passa al setaccio le abitazioni di due consiglieri in carica, non indagati. Uno di loro, Gorgoni, è vicino a Baffino. Nuovo filone d'indagine per insider trading

L'ex presidente del Monte dei Paschi di Siena Giuseppe Mussari entra in Procura a Siena
L'ex presidente del Monte dei Paschi di Siena Giuseppe Mussari entra in Procura a Siena

Nuove perquisizioni in casa Mps. Ieri la Finanza ha bussato all'indirizzo di due consiglieri - non indagati - del Cda Montepaschi: a Lecce, al domicilio del «dalemiano» Lorenzo Gorgoni (trent'anni tra Banca del Salento e Banca 121, dal 2003 nel Montepaschi) e a Torino alla porta dell'ex avvocato della Juve Michele Briamonte (scomunicato da mister Conte dopo il patteggiamento) noto per esser stato citato dall'ex capo dello Ior, Gotti Tedeschi, tra i suoi «nemici». L'ipotesi di reato dei pm senesi (che sempre ieri hanno sequestrato altri 6 milioni di euro agli indagati nel filone sulla «banda del 5 per cento») è «insider trading» per una fuga di notizie sulla decisione del Cda di Mps di avviare azione di responsabilità e richiesta di danni nei confronti dei «coprotagonisti» di Alexandria: Deutsche Bank e Nomura. Secondo il Testo unico della finanza, infatti, solo dopo che l'atto di citazione è stato depositato in tribunale è possibile darne notizia a stampa e mercati.

Il nuovo filone che «tocca» il rinnovato management di Mps dimostra, per il parlamentare leghista Gianni Fava, «che la discontinuità nella banca, tanto decantata dal Pd, non c'è stata». Perché uno dei perquisiti, Lorenzo Gorgoni, «è stato uno dei principali azionisti della banca 121 e amico di Massimo D'Alema, profondo assertore della bontà dell'operazione di acquisizione della ex Banca del Salento, operazione dalla quale è incominciato il veloce declino» di Mps. Ma chi è Gorgoni? Il dominus della banca salentina acquisita da Montepaschi grazie a un esborso colossale di denaro che ne evitò il crac.

Un'operazione condotta dal dg vicino a D'Alema Vincenzo De Bustis, amico e collega di Gorgoni che la presiedette dal 2000 al 2003 prima di entrare di diritto (con De Bustis) in Mps dov'è stato rieletto recentemente nel Cda, con l'avvocato Briamonte, in una lista guidata da Unicoop Firenze e 58 azionisti pugliesi. Quando scoppiò lo scandalo dei prodotti-derivati «121» - con i pm di Trani che lo indagarono con De Bustis e altre 40 persone (per tutti fu disposto il non luogo a procedere) - Massimo D'Alema replicò scocciato al sottosegretario Alfredo Mantovano che insinuava una sua regia «ai danni dei risparmiatori» facendo anche intendere che molte assunzioni in banca, avvenute a ridosso delle elezioni del 2001, erano collegate al voto e che il dg De Bustis si era speso personalmente nella campagna elettorale a Gallipoli. «Questa vicinanza al centrosinistra e in particolare a D'Alema - chiosò Mantovano - è sfociata nell'acquisizione dell'istituto leccese da parte di Mps a un prezzo spropositato, primo passo verso la creazione e il controllo, da parte dell'allora premier, del grande polo bancario Mps-Bnl, poi naufragato».

L'ex senatore Pds-Ds Pellegrino raccontò di esser stato lui, nel '96, a presentare a D'Alema Gorgoni e De Bustis anche se D'Alema ha sempre smentito d'aver avuto un ruolo in «121» e poi in «Mps». Nel marzo 2004 al Foglio negò la «regia» senza però rinnegare l'amicizia con l'uno e l'altro: «Essendo deputato del Salento da 20 anni conosco diversi tra i proprietari e i responsabili di Banca del Salento. Ci sono persone che stimo a proposito delle quali non mi sentirei di emettere frettolose sentenze (...). Il vicepresidente Lorenzo Gorgoni - un uomo che stimo e della cui amicizia mi onoro - è, come è noto a tutti, legato da un vincolo di parentela e di solidarietà politica con il presidente della Regione Puglia Raffaele Fitto», parentela a dir poco tirata per i capelli (cugino di quinto grado) e senza rapporti fra i due. Continuava D'Alema: «Di Vincenzo De Bustis - del quale continuo a pensare che sia un ottimo manager - non potrei dire le opinioni politiche, anche se confesso che tra noi vi è stata reciproca stima e simpatia personale. Legami questi che mi sembrerebbe davvero inelegante smentire oggi nel momento in cui queste persone si trovano accusate nel corso di una delicata indagine». In un'intervista lo stesso De Bustis non nascose che il rapporto privilegiato con D'Alema lo aveva portato in cima al Monte: «Se dico di no, dico una bugia ma (fu fatto) in perfetto accordo con i decisori a livello locale». Per tornare a Gorgoni, secondo molti in passato legato a «mister 5 per cento» Gianluca Baldassarri, il suo nome esce incidentalmente anche dalle carte dell'inchiesta su Sesto San Giovanni, essendo fra i fondatori dell'immobiliare «Milanopace» presieduta dal dalemiano De Santis che finanziava la fondazione «Fare Metropoli» dell'ex presidente della provincia di Milano, Filippo Penati.

A fine giugno 2011 fu protagonista di un episodio che fece molto discutere: vendette in due tranche diritti sulle azioni della «sua» banca per 650mila euro.

Ieri, al termine della visita dei finanzieri, Gorgoni ha dichiarato che «la perquisizione ha dato esito negativo».

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