Fate uno sforzo di immaginazione. Domani vi svegliate, aprite questo giornale e in prima pagina leggete uno strano titolo: "Scomparsi nella notte 90 km di costa ligure". E poi dopodomani: "Allarme: sparito nel nulla il Monte Bianco". Pezzo dopo pezzo, il territorio italiano scompare misteriosamente. Cosa succederebbe? Sicuramente lo stato di emergenza, unità di crisi, verrebbero chiamati politici esperti e scienziati. Magari pure la Nasa. Il gioco finisce qui. E inizia la realtà.
Dai libri sappiamo che uno Stato nazionale si regge su tre pilastri: la sovranità, il territorio e la popolazione. Ebbene, il Monte Bianco è ancora al suo posto. Ma un altro pilastro che regge il nostro Stato sta scomparendo: la popolazione. "Dal 2014 abbiamo perso più di un milione e mezzo di abitanti e anche il 2023 si è aperto con nascite in calo" ha ricordato il demografo Gian Carlo Blangiardo, già presidente dell'Istat, durante il convegno "Natalità, work in progress. Per una nuova primavera demografica" che ha riunito alla Camera dei Deputati uomini della politica e delle istituzioni, esponenti del mondo scientifico, della cultura, esperti di lavoro e previdenza. "Pensate che nel primo trimestre del 2023 abbiamo avuto 91mila nuovi nati. Nel primo trimestre del 1943, in piena seconda guerra mondiale, sono nati 240mila bambini". Numeri alla mano, siamo messi peggio che durante una guerra. Prova che l'origine del calo di nascite è anche culturale, di immaginario.
"La famiglia deve tornare a essere un modello positivo all'interno della società" ha rilanciato il ministro della Cultura Sangiuliano. Cultura e struttura devono andare a braccetto nelle risposte da dare. "Il valore della maternità e della paternità non sono temi privati, ma danno il senso del nostro stare insieme, della comunità" ha ricordato la ministra della Famiglia e della Natalità Roccella. Durante i lavori del convegno, fortemente voluto dal viceministro degli esteri Cirielli e promosso dalla Società italiana di Ginecologia e Ostetricia, si sono alternati esponenti provenienti da mondi diversi, segno che per uscire da questo stallo, occorre che tutti lavorino insieme.
"Non possiamo dimenticare il tema medico, il calo delle nascite ha anche un aspetto sanitario, sul quale occorre intervenite immediatamente e riguarda la salute riproduttiva" ha rilanciato il ministro della Salute Schillaci. "Sono sempre di più le coppie che provano ad avere un figlio dopo i 35 anni, dobbiamo impegnarci perché sia garantito l'accesso alle tecniche di riproduzione assistita anche nel settore pubblico e nel privato convenzionato". C'è qualcosa che possiamo fare noi, nel nostro quotidiano, per favorire la cultura della natalità? "Intanto avere tutti la consapevolezza che stiamo vivendo un'emergenza vera" conclude Blangiardo.
"E poi essere, nel piccolo, più accoglienti. Se al piano di sopra arriva una famiglia con 3 bimbi, non sbuffate perché dormirete poco la notte. Siate contenti e amichevoli verso di loro: quei bambini contribuiscono al futuro di tutti noi".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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