Difficile che glielo permettano. Di girare in autobus e in metro anche Roma, come lui ama fare. Ma da un Papa, come Jorge Mario Bergoglio, che «i cardinali - parole sue - sono andati a pescare là dove finisce il mondo», c'è da aspettarsi questo e altro. Perché lui, il nuovo Francesco I di Santa Romana Chiesa, settantasei anni, è avvezzo ad andare controcorrente, a scegliere i poveri e i semplici. A condividere le loro prove, a stare loro accanto. Proprio come il santo che lo ha ispirato anche nella scelta del nome che lo accompagnerà nel suo pontificato.
Oppositore del lusso e degli sprechi, vive da sempre in umiltà, tanto che, appena fu nominato arcivescovo di Buenos Aires scelse di andare ad abitare in un modesto e piccolo appartamento invece di traslocare nella lussuosa residenza adiacente alla cattedrale. E, per la verità, quando fu nominato cardinale nel 2001 ordinò ai suoi fedeli, che stavano facendo una colletta per accompagnarlo, di non andare a Roma ma di distribuire a poveri i soldi raccolti per il viaggio in Italia. D'altra parte, come racconta egli stesso in un libro-intervista, pubblicato nel 2010: «L'opzione principale è scendere per le strade a cercare la gente: questa è la nostra missione. A una Chiesa autoreferenziale succede come a una persona autoreferenziale: diventa paranoica, artistica».
Francesco I, Ordinario per i fedeli di rito orientale residenti in Argentina e sprovvisti di Ordinario del proprio rito, è nato a Buenos Aires il 17 dicembre 1936. È il primo sudamericano e anche il primo gesuita a salire al Soglio Pontificio e la cronaca impone di ricordare che, allo scorso Conclave, fu l'unica «alternativa» a Ratzinger. Secondo alcuni cardinali scongiurò i suoi sostenitori di non votarlo mentre, secondo altri, non avrebbe avuto una reale possibilità di venire eletto. Circola già una notizia sulla sua salute perché, secondo i media americani, Francesco I avrebbe subito l'asportazione di un polmone da ragazzo a causa di una infezione respiratoria.
Per quelle strane vie che imbocca e fa imboccare agli uomini la vita, Jorge Mario Bergoglio, padre di Portacomaro, provincia di Asti e madre di Buenos Aires, con sangue piemontese e genovese, ha studiato e si è diplomato come tecnico chimico, ma poi ha abbandonato esperimenti, provette e formule da laboratorio per scegliere il sacerdozio ed è entrato nel seminario di Villa Devoto. E, se proprio la vogliamo raccontare tutta, per mantenersi gli studi per un breve periodo ha lavorato anche come buttafuori in un locale discretamente malfamato di Còrdoba. Dal 1964 ha insegnato per tre anni letteratura e psicologia nei collegi di Santa Fe e Buenos Aires, ricevendo poi l'ordinazione sacerdotale a 33 anni il 13 dicembre 1969. L'11 Marzo del 1958 è passato al noviziato della Compagnia di Gesù, ha compiuto studi umanistici in Cile e nel 1963, di ritorno a Buenos Aires, si è laureato in filosofia alla Facoltà di Filosofia del Collegio massimo «San José» di San Miguel.
È sempre stato ritenuto un conservatore ma, nonostante questo, non ha mai approvato l'eccessiva rigidità della Chiesa soprattutto in materia di sessualità. Nel 2000 ha chiesto alla Chiesa argentina un atto di pubblica penitenza per le colpe commesse durante gli anni della dittatura. E quando all'ultimo sinodo dei vescovi, nel 2001, gli chiesero di avere un ruolo di peso, lui rispose: «Per carità, in Curia muoio». «Mi piace il tango - racconta Papa Bergoglio nel libro-intervista scritto dai giornalisti Francesca Ambrogetti e Sergio Rubin - e rivela anche di aver avuto una fidanzata («era del gruppo di amici con i quali andavamo a ballare. Poi ho scoperto la vocazione religiosa»). Ama il calcio, la poesia di Holderlin, Beethoven mentre il suo film-cult è Il pranzo di Babette. Il quadro che preferisce è La Crocefissione Bianca di Chagall quanto ai libri: I promessi sposi e la Divina Commedia.
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