Comunicati di fuoco in diretta, pacchetto di scioperi in arrivo e la continua sensazione, più o meno velata, di una nuova occupazione della Rai magistralmente guidata dall’esecutivo di centrodestra. Questa, a grandi linee, sembra essere la narrazione creata ad hoc dalla sinistra in chiave anti-Meloni: un mix “perfetto” di notizie vere, verosimili e palesemente fake che hanno l’obiettivo più o meno dichiarato di mettere in cattiva luce l’operato comunicativo del governo di centrodestra. A smontare questo minestrone in salsa giallorossa ci pensa, con dovizia di particolari il direttore del tg La7, Enrico Mentana.
Intervistato da La Stampa, la personalità forse più esperta nel campo del rapporto tra televisioni e partiti riesce a mettere in fila tutti i paradossi della gauche nostrana. A partire, ovviamente, dal presunto pericolo autoritario in Italia. “Non vedo alcun allarme democratico”, sentenzia Mentana senza tanti giri di parole. L’esatto opposto di quanto potrebbe far pensare lo stato di agitazione che sta vivendo la Rai tra comunicati aspri e scioperi dietro l’angolo. Solo nella giornata di ieri, un pacchetto di cinque giorni di sciopero è stato proclamato a larghissima maggioranza (otto voti contrari e un astenuto) dall’assemblea dei Cdr e dei fiduciari della Rai. Che contesta, spiega una nota, "la volontà di trasformare il servizio pubblico nel megafono dei partiti”. Senza dimenticare il comunicato diffuso dall’Usigrai, uno dei sindacati dei giornalisti della Rai, in cui si criticava molto duramente il nuovo funzionamento della cosiddetta “par condicio”, cioè l’insieme di regole che garantisce la parità di accesso a determinati spazi nei mezzi di informazione ai vari partiti politici.
Un allarme che il direttore del tg La7 prova a ridimensionare: “Ma di cosa stiamo parlando? Della campagna elettorale rispetto ai tempi di presenza del governo? È questo l’allarme democratico?”. Poi, a stretto giro, arriva la stoccata definitiva: “Nessun Usigrai – evidenzia Mentana – si è mai lamentata del fatto che tre anni fa c’era un unico partito di opposizione”. Il riferimento è al paritto di Giorgia Meloni e al suo lungo periodo in solitaria tra i banchi dell’opposizione. “I giornalisti – continua il direttore – hanno gli strumenti per denunciare e difendersi”. E per quanto riguarda gli ultimi addii, da Amadeus a Fabio Fazio, il mercato la fa da padrone. “In tre anni il 9 ha portato Crozza, Fazio e Amadeus – ricorda Mentana – e non mi sembra la rivoluzione d’ottobre”.
La politica, in questo caso, c’entra ben poco. “È mercato e lo dobbiamo vivere laicamente. Se uno se ne va dalla Rai quando comanda il centrosinistra si dice in un modo, quando comanda la destra si dice in un altro”, conclude il giornalista.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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