Niente processo a Salvini per gli "insulti" a Rackete

Il Senato ha negato l’autorizzazione a procedere Intanto Tunisi temporeggia sull’accordo con l’Ue

Niente processo a Salvini per gli "insulti" a Rackete
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Niente processo per diffamazione per Matteo Salvini (foto): ieri il Senato ha negato l’autorizzazione a procedere nei confronti del vicepremier, con 82 voti favorevoli. L’accusa mossa dal tribunale di Milano riguardava alcuni presunti insulti che l’ex ministro dell’Interno avrebbe rivolto via social a Carola Rackete, la corsara dei porti aperti per la Sea Watch 3 (e dei porti aperti a tutti, in generale).
L’avvocato della Rackete, Alessandro Gamberini, ha subito commentato la novità. «Che dire? Notizia attesa e scontata. È l’insindacabilità dell’insulto. È interessante notare come il Parlamento abbia ritenuto un’opinione espressioni come “zecca tedesca”, che qualificano chi le pronuncia ben più di una donna che è stata costretta a subirle».
Passiamo alle reazioni politiche.
L’opposizione, come spesso fa, si è messa a giocare al giudice fuori dal foro: «Le parole espresse su Carola Rackete da Matteo Salvini sono insulti non sono opinioni», ha subito dichiarato il senatore Alfredo Bazoli, dem. Oltre a «zecca tedesca», le altre espressioni usate da Salvini e dirette alla Rackete erano «complice degli scafisti e trafficanti», «ricca tedesca fuorilegge» e «sbruffoncella». Per la minoranza non c’è appello o funzione esercitata che tenga: Salvini dovrebbe andare alla sbarra. «Un ministro che andava in tv a sfidare la stessa Rackete a trovarsi in un tribunale e oggi si nasconde dietro l'immunità parlamentare per non pagare il prezzo degli insulti rivolti alla capitana», annota Sandra Zampa,sempre del Pd. Tesi giustizialista sostenuta anche da Avs, con il senatore De Cristofaro: «Come Avs abbiamo votato a favore dell’autorizzazione perché riteniamo che quanto detto da Salvini erano insulti e non opinioni. L’insindacabilità è una cosa diversa e quanto avvenuto oggi in Senato rischia di diventare un precedente pericoloso». Nessuna «pericolosità» invece, com’è prassi ideologica, proviene per la sinistra dall’accoglienza senza limiti e dalle Ong. Per Palazzo Madama, in ogni caso, «le dichiarazioni rese dal senatore Matteo Salvini costituiscono opinioni espresse da un membro del Parlamento nell’esercizio delle sue funzioni e ricadono pertanto nell’ipotesi di cui all’articolo 68, primo comma, della Costituzione». A favore hanno votato tutti i partiti della maggioranza che reggono il governo Meloni. Contro Pd, Avs e grillini. Astenuti i senatori di Italia viva e Azione, che sulla Giustizia (soprattutto i renziani) continuano a distinguersi rispetto al «campo largo» di Elly Schlein, Giuseppe Conte, Angelo Bonelli e così via.
Il capitolo «gestione dei fenomeni migratori» resta di stretta attualità.
Secondo accreditate fonti Ue, la Tunisia sta cercando di prendere tempo sul memorandum stipulato con Strasburgo e Bruxelles. «Come sempre in una contrattazione, quando c’è sensibilità su un tema c’è a volte bisogno di più tempo. Questo è il modo in cui interpretiamo questa discussione», ha spiegato la fonte. Il Consiglio europeo guarderà con attenzione anche a questo dossier, che viene ritenuto focale tanto per la fase corrente quanto per la prospettiva. Comunque c’è ottimismo, specie per il ruolo giocato dall’Italia, che ha contribuito eccome a migliorare lo stato dell’arte della trattativa. E intanto proseguono gli sbarchi a Lampedusa, dopo un breve stop dipeso dalle condizioni atmosferiche. Dalla mezzanotte di ieri, 14 attracchi e quasi 800 persone arrivate (739).

Tra le imbarcazioni, pure barchini dalla Tunisia (ma anche dalla Libia). Infine prosegue l’opera di razionalizzazione dell’hotspot, con 295 persone che hanno lasciato la struttura dell’isola.
Gli accordi dell’Ue con gli Stati africani sono e saranno decisivi.

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